Politica

Moine a 5 Stelle

Il problema non è Beppe Grillo, ma l’ortottero che frinisce nella mente di chi dovrebbe concentrarsi sui propri errori e sui propri doveri. In democrazia non deve far paura il voto, ma il vuoto. Certo, il dato appariscente è il boom di 5 Stelle, ma il dato significativo è la fuga dagli interpreti del bipolarismo. Da qui in poi il problema consiste nel ridare sostanza alla politica, non nell’inseguire un fenomeno che, per la sua stessa esistenza è la negazione degli inseguitori. Penso a due esempi, i Verdi e la Lega. Il problema non fu la loro esistenza e consistenza, ma l’altrui desistenza programmatica e inconsistenza politica.

I Verdi comparvero sulla scena negli anni ottanta, conquistando molta attenzione e spazio politico. I numeri elettorali non sono mai stati quelli di Grillo, ma anche perché il sistema politico era assai più solido dell’odierno (incredibile, ma vero). Le persone che li animavano venivano quasi tutte dalla sinistra, in qualche caso estrema (si pensi a Edo Ronchi, da Democrazia Proletaria al governo Prodi) e fra loro c’è chi s’è sistemato nel più schietto costume partitocratico (si pensi a Mauro Paissan, dal Manifesto a garante per la protezione dei dati personali). Sta di fatto che indossarono uno dei più antichi e multicolori fra i costumi italici: gli anti che poi si ficcano dentro. Già nel 2001 cominciarono a calare, ma non bastò a tenerli fuori, fino all’indimenticabile prova di affidabilità offerta da Alfonso Pecoraro Scanio. Tanto per ricordarci che Tommaso Aniello, detto Masaniello, è anch’egli figura permanente del nostro vivere collettivo.

Tutto questo conta poco, quel che rileva è che il resto delle forze politiche, impressionate dalla presenza verde, diventarono verdi. L’ambientalismo diventò presenza permanente in tutti i programmi, producendo alcuni disastri ambientali. Ci evirammo con voluttà, quando i socialisti di Claudio Martelli vollero farci sapere che anche loro erano ambientalisti e antinuclearisti. Poi ci buttammo sul rinnovabile, dove di rinnovato, più che altro, c’è l’aggravio nella bolletta elettrica di tutti. Il guaio, insomma, non furono i Verdi, ma le menti verdificate di quelli che provarono a mettersi sulla loro scia.

La Lega arriva sulla scena alla fine di quello stesso decennio. La prima reazione è dileggio, come sempre. Alterigia mal riposta, perché Umberto Bossi si dimostrò subito un tattico raffinato. Almeno tanto quanto non lo era su tutto il resto. Prima, pur di sostenere che i partiti di governo erano finiti (invece raccoglievano la maggioranza assoluta dei voti, che alla luce degli odierni risultati segnala che schiattavano di salute, e, in effetti, schiattarono), si esagerò la loro vittoria. Si cominciò a scrivere che la Repubblica era così marcia da favorire l’arrivo dei barbari. I quali non giunsero, in compenso agirono le procure. Poi, stabilito che oramai esistevano, partirono i soliti fenomeni imitativi, talché tutti si misero a parlare di una cosa che nessuno era neanche in grado di definire: il federalismo.

Esito, infausto: mentre la sinistra varava la pessima riforma costituzionale, che scassava lo Stato, i leghisti si romanizzavano alla grande e il loro condottiero sistemava i congiunti. Ancora una volta: il problema non è stato la Lega, ma le teste vacanti che si sono legate a parole vuote.

Il 25 aprile scorso il presidente della Repubblica si recò a Pesaro e fece una gran sparata contro Grillo. Fummo i soli a criticarlo esplicitamente: il suo ruolo nega i comizi di parte. Quel movimento sia un effetto e non una causa dello sconquasso. Ne considero inquietanti certi aspetti settari. Quando eravamo in pochini (sulle dita di una mano) a criticare il malaffare di Telecom Italia, Grillo era fra questi. Ci fu un’assemblea degli azionisti e lui intervenne. Scrissi: possibile che solo un comico dica il giusto? Apriti cielo: fui sommerso da messaggi a dir poco ostili, quando non direttamente minacciosi: servo, venduto, il buffone sei tu. Un’anima pia avvisò i suoi amici: guardate che quello scrive cose giuste, le stesse che diciamo noi. Si placarono, ma mi bastò per capire l’aria che tirava, da quelle parti. Per chi non lo sapesse: la mitica “rete” è uno dei posti più violenti (verbalmente) che esistono.

Quando vedo gli intelligentoni della sinistra far le moine a 5 Stelle, magari scoprendo che anche loro, come la Lega, sono “costola” della sinistra, mi chiedo se si spingeranno ad automandarsi affanculo. E vedrete che a breve ci sarà anche qualche destro scopritore delle ragioni profonde del grillismo. Sveglia, compagni, o ci si mette a fare le persone serie, ponendo in sicurezza i conti e facendo riforme fin qui bloccate, oppure non c’è ragione d’affaticarsi. Ci andrete lo stesso.

Pubblicato da Libero

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