Che senso ha pretendere che una macchina noleggiabile con conducente (Ncc) debba stare ferma almeno 20 minuti fra un servizio e l’altro? A cosa mira una norma tanto assurda – e inserita in un regolamento preparato dal Ministero dei Trasporti – se non a rendere meno disponibile il servizio? In questo modo chi si occupa della mobilità lavora per l’immobilità. Lavorando per l’immobilità di alcuni si favorisce l’assurdo ragionamento della corporazione taxista, secondo cui dovrebbero valere le leggi di mercato e se la domanda supera l’offerta si devono far crescere le tariffe. Che è pure giusto, purché il mercato valga anche per le licenze e se la richiesta di taxi supera il loro numero esistente si deve far crescere quello e non la spesa dei clienti.
Eppure non c’è verso: la scelta a favore di quanti pensano che la corporazione si difenda impedendo ad altri di fare il tassista e impedendo a chi ne ha bisogno di trovare un taxi conduce all’assurdo. La prossima sarà che le auto a noleggio devono essere raggiunte saltellando su un solo piede e portando i bagagli sulla testa.
Ma l’altra cosa singolare è che un intero comparto di partite Iva, che si pretenderebbe di difendere, viene costantemente offeso non solo nei suoi interessi ma anche nella possibilità di lavorare in pace. Gli autisti Ncc sembrano essere considerati nemici della mobilità nel mentre le nostre città si riempiono di loro van che scarrozzano turisti, fenomeno che si deve al fatto che i taxi non esistono.
Davide Giacalone, La Ragione 8 novembre 2024
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