Politica

Necessaria ripartenza

Le riforme non si faranno, l’offerta di Veltroni è priva di sostanza, ma l’opposizione non può avere una linea politica racchiusa nel mantra “elezioni, elezioni”. Il governo Prodi sopravvive a dispetto di sé, oramai sbracando su tutto pur di restare in piedi. Tronfio e pietrificato. Ma la politica alternativa non può consistere nello sperare che cada. E’ proprio il vuoto politico da cui è circondato che aiuta Prodi a fregare tutti, a cominciare dai suoi falsi alleati, perpetrando il suo tantra governativo. L’Italia deve trovare la via d’uscita, di fuga, da quest’immobilità tempestosa, che la immiserisce ogni giorno di più.
Veltroni sa benissimo che per fare riforme serie, quindi non solo elettorali, anche istituzionali, occorre spaccare sia la coalizione di sinistra che quella di destra, ed occorre licenziare Prodi, che pedala in direzione opposta. Le sue offerte di dialogo sono piume al vento, chiacchiere perse se non accompagnate da gesti politici concreti. Che, fin qui, non ci sono. Ha un senso, però, reclamare l’apertura formale della crisi di governo, sostanzialmente già in atto da tempo, ed ha senso chiedere il ritorno alle urne, se si ha una proposta che renda diverso il futuro successivo, altrimenti siamo all’eterno corso e ricorso di un duello esausto che ha stufato tutti. Non ci servono, tanto per essere chiari, leader nuovi che facciano cose vecchie, ma politiche diverse. Il centro destra ha, ora, il vento nelle vele, l’insipienza e l’incoscienza governative ne riempiono la bisaccia elettorale. E’ giusto che reclami le urne, ma dica che la prossima legislatura non sarà il teatro dell’ennesimo ritorno eguale, dell’ennesima vendetta del passato, ma il tentativo di superare gli aspetti ridicoli ed improduttivi del bipolarismo muscolare, per fondarne uno serio, fatto di idee e uomini diversi. Dica, ora, che occorre una ripartenza repubblicana, per la quale non si elemosina il concorso di tutti, ma, al contrario, si cerca quello di quanti vogliano candidarsi a governare veramente, seppure alternativi gli uni agli altri.
Insomma, si ricominci a far politica, a ritesserne la morale, a rispettarne la cultura. Conviene anche alla sinistra che pensa d’avere un futuro. E si liberi il campo da mestieranti e profittatori, parassiti prodiani dell’Italia che decade.

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