Dare del “guerrafondaio” al compagno presidente della Camera, al sub comandante Fausto che è l’unico, in quella posizione ed in tutto il mondo democratico, ad esser castrista, non sta bene. Ma c’è una ragione profonda che ha portato in prima pagina un episodio marginale, ed anche folkloristico,
c’è una radice antica che fa germogliare il riflesso condizionato della reazione esagerata, ed è la teoria comunista del “niente nemici a sinistra” (“nemici”, così li chiamavano). Pazientate un attimo, e vedrete che quei fischi raccontano molto.
Nella teoria leninista la sinistra è rivoluzionaria e nessuno è più rivoluzionario dei comunisti. Le forze riformiste non sono un problema, sono “socialtraditrici”, mascheratura rosacea del diabolico capitale, moralmente corrotte e patria dei ladri. Lo pensava anche Enrico Berlinguer, che non è affatto un leader politico moderno, come taluno vuole oggi descriverlo, ma un comunista vecchio che preferiva l’occupazione della fabbriche alla riforma del mercato del lavoro. Le cose si complicano sul fronte sinistro perché, appunto, non è possibile essere più a sinistra e più rivoluzionari dei comunisti, ed i comunisti sono quelli che stanno nel partito comunista (valeva per l’internazionale, e valeva anche per il pci). Allora, chi sono quei figuri che contestano da sinistra? Sono dei travestiti, dei travisatori dei “sedicenti” comunisti (ricordare le “sedicenti” brigate rosse?). Quei nemici erano visti con particolare odio e sospetto anche perché si prestavano ad essere pedine sulla scacchiera dell’est. Lo vide bene un comunista serio come Giorgio Amendola, che pensò subito agli stessi canali di finanziamento che reggevano in piedi il pci. I nemici a sinistra, quindi, vanno eliminati. Noi italiani ci giovammo di questa teoria, che risultò utile per non trattare con il terrorismo nostrano, mentre oggi ci si smutanda davanti a quello talebano.
Ecco perché i fischi al compagno Bertinotti hanno fatto tanto scalpore. Ma oggi il mondo d’allora non c’è più, ed è vero, come dice il compagno Turigliatto, che in piazza si racconta una cosa ed in Parlamento se ne fa un’altra, è vero che la guerra la stiamo facendo, ma quei fischi sono solo l’espressione di un dissenso. La cosa divertente è che io non condivido quei fischi, mentre chi li riceve sì.