Non vinceranno mai. Legioni di fondamentalisti fanatizzati possono sfregiare la nostra vita, ma non potranno mai vincerla. Il solo modo che abbiamo per perdere lo scontro con questo esercito della demenza è perderci. Smarrire la consapevolezza di quel che siamo. Perdere la memoria di quel che ci è accaduto.
Noi vinceremo e loro perderanno. Ci costerà, in termini di libertà e civiltà, ma l’esito è scontato, non ci sarà alcuna soccombenza, se solo ricorderemo chi siamo “noi” e chi sono “loro”. Noi non siamo la cristianità, non siamo una fede, noi siamo il frutto di una storia che (anche grazie al modo in cui è vissuta la religiosità) ha generato il fiore più bello: lo Stato laico. Non lo Stato dio, che quello fu il sogno degenere di comunisti e nazisti. La casa comune dei credenti in tutte le fedi e dei non credenti. Una casa in cui a ciascuno è riconosciuto il diritto di credere in quel che vuole e di professare fedi e convinzioni, ma a nessuno è riconosciuto il diritto di violare la legge. Convenzione senza pretese eterne, ma non violabile dai contemporanei. Loro non sono gli islamici, sono islamici invasati e fondamentalisti, convinti di condurre una guerra santa. Per ciò stesso sono dei bestemmiatori del loro dio. L’essere disposti a morire non distingue una loro superiore forza, ma un destino che è bene favorire e accelerare (ricordiamoci del terrorismo interno, degli errori commessi supponendoli “sedicenti” comunisti, lo erano, quando fu chiaro si poté combatterli meglio, anche se disponevano di personale fanatizzato e pronto a morire per un’ideologia, e se non li si arrestò li si accontentò). Se il loro dio esiste, sarà l’occasione per far cambiare loro idea. Ma la cosa non ci riguarda, perché per noi saranno morti.
La visita, in Italia, del presidente iraniano, Rohani, è stata rinviata. Immagino ci siano comprensibili ragioni di sicurezza. Quel che non si può rinviare è il dovere di capire e pensare: quando il komeinismo fece la sua comparsa, coccolato da una Francia che favoleggiava di liberazione dallo Scià, erano loro i peggiori fondamentalisti sulla piazza, né risparmiarono sceneggiate e violenze a sfondo truculento e medioevale; ora il panorama è cambiato, e in quanto sciiti sono il principale bersaglio dei fondamentalisti sunniti (Is); hanno perso lo scettro dei peggiori, anche se ci vuole fantasia per accoglierli fra i migliori. La questione religiosa, quindi la guerra interna al mondo islamico, non è però il solo elemento da considerare. C’è la storia, la geografia, l’equilibrio fra potenze aggressive. Insomma, il lavoro da farsi è molto, ma sarà bene fare una premessa (lo scrivevamo ancora ieri, prima che Parigi fosse attaccata): chi vuole avere rapporti con noi escluda di utilizzare la forza nell’attaccare oltre i confini delle democrazie, a cominciare da Israele. Si scanneranno ancora, statene certi, seguiremo con partecipe attenzione, ma se punti un’arma contro di me la tua migliore sorte sarà morire prima di respirare.
Ci costerà. Attaccandoci in questo modo ci costringono a modificare la condotta del nostro Stato laico. Ci costringono a guardare dentro le scuole islamiche, per impedire il diffondersi dell’infezione mentale e morale del fondamentalismo. Sarà un prezzo alto. Ma possiamo pagarlo, se solo evitiamo di concedere troppo: i più imbecilli fra loro credono d’essere protagonisti di una guerra santa, ma gli imbecilli di parte nostra, che credono altrettanto, noi li riconosciamo come tali. Noi non abbiamo nessuna guerra santa da fare. E’ in corso una guerra contro il nostro mondo, che è diverso da quello che loro vorrebbero proprio perché è aperto, tollerante, libero. Questa guerra la vinciamo di sicuro, se restiamo quel che siamo: aperti, tolleranti, liberi. Ci costringono a stringere i confini della libertà e della tolleranza. Pessima cosa, ma motivo in più per cancellarli. Ci riusciremo, sicuramente, se solo ricorderemo perché lo stiamo facendo: per difendere il nostro mondo e le nostre migliori conquiste, non per il gusto di schiacciare loro, spurgo di una storia che ripugna alla civiltà di chiunque. Islamici compresi.
Pubblicato da Libero