Politica

Onu, rifugio per straparlanti

L’Onu, in un sol colpo, riesce a schierarsi dalla parte dei mercanti d’esseri umani, difendendone l’infame commercio, a favorire lo sfruttamento della miseria ed intromettersi nella politica di sicurezza di un Paese democratico, supponendo, assai a sproposito, di potere dare lezioni. Sono bastate poche parole per chiarire al mondo quanto sia negativo abbandonare le Nazioni Unite ad un folto manipolo di burocrati, fra i quali s’annidano non pochi politici giubilati. Al palazzo di vetro si sono spartiti tutto, anche il cimitero degli elefanti.
E’ capitato, per la prima volta, che dei barconi di disperati siano stati trattati come sempre si dovrebbe: intercettati in mare, soccorsi, aiutati e riportati esattamente da dove erano partiti, sulle coste libiche. Questo non perché noi italiani si sia contrari ad accogliere immigrati, ma perché, come ogni Paese civile del mondo, non crediamo che la cosa possa avvenire in modo illegale. L’operazione è positiva, perché se si facesse sempre così non si bloccherebbero i flussi migratori regolari, ma si toglierebbe spazio agli schiavisti, a quei criminali che ricattano dei disperati portandoli, come bestie, nel nostro Paese (quando non li gettano in mare), separandoli dalle loro famiglie, per poi utilizzarle come ostaggi: o ci dai i soldi che ci devi, e non c’importa se per procurarteli dovrai delinquere, oppure capiterà loro del male. Se i barconi potessero essere fermati tutti, gli sconfitti non sarebbero quanti vogliono venire qui a lavorare, ma quelli che lucrano sulla clandestinità.
Rispetto ai Paesi che, alla frontiera, sparano sui clandestini, abbiamo dimostrato più umanità e più diplomazia. Aspettavamo il plauso, è arrivata la reprimenda. Tal Antonio Manuel de Oliveira Guterres che, quale alto (si fa per dire) commissario, dirige il reparto Onu per i rifugiati (Unhcr), ha perso la sua occasione per tacere. A dir suo, infatti, l’operazione è da condannarsi giacché fra quei migranti clandestini poteva trovarsi qualche “rifugiato”, che avevamo il dovere di accogliere. Il “rifugiato”, secondo la convenzione internazionale del 1951, è colui il quale è costretto a fuggire dal proprio Paese perché in pericolo, creato da discriminazioni per ragioni di razza, religione od opinione. Oppure è colui che si trova in pericolo all’estero, per le medesime ragioni, e chiede d’essere rimpatriato. Si da il caso, però, che su quei gusci non erano imbarcati cittadini libici e, pertanto, chi si fosse trovato in quelle condizioni avrebbe potuto farlo presente anche dalla Libia. La quale, è vero, non ha firmato la convenzione, ma non ha alcuna voglia né interesse a tenersi rifugiati altrui.
Se, invece, porto tutti i clandestini sul nostro territorio nazionale e, poi, domando chi di loro intende “rifugiarsi” mi rispondono tutti in coro. Salvo accertare che è rarissimo ne ricorrano le condizioni. Quindi il commissario portoghese ha detto la stupidaggine della giornata, confondendo clandestini con perseguitati. Ha anche aggiunto, però, che sia lui che l’Onu sono molto preoccupati per l’atteggiamento e la politica del governo italiano, dipinti come ostili all’umanità. Ed è a questo punto che ci si domanda: ma chi è, ‘sto Oliveira Guterres? Risposta: l’ex primo ministro portoghese, nonché ex presidente dell’internazionale socialista. Un politico che continua a far politica, collocato dove si trova per toglierlo da dove si trovava.
L’Onu ha due possibilità: liberarsene o continuare a perdere credibilità, attaccando chi agisce nella legittimità ed ospitando i carnefici i cui cittadini vorrebbero rifugiarsi all’estero.

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