Politica

Opposizione a vuoto, governo in difficoltà

La politica, cacciata dalla porta, rientra dalla finestra. L’opposizione s’oppone più che altro a se stessa, ma da questo discendendo spinte centrifughe nella maggioranza. Neanche un Napolitano versione Pertini sull’Irpinia, fa breccia. Del resto: Pertini si nasce, con il coraggio ed il gusto di rotture e solitudine, mentre dopo una vita di flesso conformismo, si fa fatica a cambiare passo. Ne deriva il paradosso: Napolitano che accenna a qualunquistiche responsabilità generali, che in effetti ci sono e ricadono anche personalmente su di lui, consistendo nell’ignorare la legge, e Berlusconi risponde che devono essere le procure ad indagare. Una specie di mondo alla rovescia.
La confusione istituzionale consegna a questo governo, grazie all’emergenza, grandi possibilità realizzative, ma le retrovie sembrano impazzite e membri dell’esecutivo rilasciano interviste minacciando di farlo cadere. Che succede? Succede che il combinarsi di crisi economica e terremoto spinge alla concentrazione del potere, in capo al presidente del consiglio, ma le nostre istituzioni sono state concepite per limitarlo. Siccome i fatti hanno la testa dura e Berlusconi non è tipo da lasciarsi sfuggire le occasioni, le forme conterebbero poco, se non fosse che finiscono nella mani dei suoi alleati, non disposti a farsi rimorchiare. Così Fini scopre la laicità e la centralità parlamentare e la Lega tira la corda, reclamando un rapporto esclusivo ed un ruolo di primazia. Franceschini si dice pronto a votare i provvedimenti del governo, ma una parte della maggioranza no. Complice il referendum (ci tornerò), ciascuno crede di star giocando la partita della vita. Con l’opposizione che fa da spettatore e tifa per questo o quello (vedi lo Scalfari di “meno male che Fini c’è”).
La temperatura crescerà, accompagnandosi agli egoismi di bandiera. L’efficacia dell’azione di governo, pertanto, potrebbe finire in secondo piano rispetto alle impuntature su questioni come il decreto sicurezza, che, se letto nel merito, è, da un pezzo, divenuto una mezza chiavica. Se così andasse, anche la legislatura in corso s’avvierebbe ad essere sprecata. E sarebbe solo la quinta di questa seconda Repubblica, che non sa avere i pregi della prima, avendone i difetti, e non sa divenire la terza, riformando le istituzioni.

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