Politica

Ostaggi del crollo sindacale

Al sindacato sfugge un dettaglio: a forza di promuovere scioperi inutili o illegali si alimenta una conflittualità insulsa, che finirà con il distruggere il sindacato stesso. Molti sindacalisti se lo meritano, ma un buon sindacato è e resta un elemento importante del mercato. A patto, però, di rappresentare gli interessi dei lavoratori, non la cogestione spartitoria.
Gli scioperi dei trasporti sono un collettivo sequestro di persone, al termine del quale i più non ne conoscono la ragione. I dirigenti delle municipalizzate continuano a spostarsi con le auto di servizio, le loro aziende continuano ad essere mostri misti, formalmente private ma con il sindaco che decide chi le dirige, gli sprechi sono ripianati dai contribuenti, ed invece che reclamare la fine di questo deforme incrocio d’interessi ed omertà, il sindacato lascia a terra lavoratori e cittadini reclamando un rinnovo contrattuale di cui le vittime non sanno nulla. Una tattica così stupida da non riuscire a nascondere la realtà retrostante: cattiva politica e cattivo sindacalismo scelgono cattivi manager per evitare di fare le riforme e mantenere in piedi la greppia, talché lo sciopero è solo un passaggio della sceneggiata.
Ci si mette anche il cattivo giornalismo, che annuncia quattordici giorni di scioperi Alitalia, dimenticando di mettere in luce che: a. lo sciopero a testata multipla è proibito dalla legge, pertanto si deve intervenire e proibirlo; b. gli autonomi che lo proclamano rappresentano a stento il 24% dei lavoratori Alitalia, posto che il 34 non è iscritto a nessun sindacato; c. fra quegli autonomi ci sono doppioni di sigle che rappresentano le medesime categorie (due sindacati piloti, due assistenti di volo), salvo rivendicare differenze sconosciute a tutti.
La ragione per cui questi gruppi alimentano la protesta, all’evidenza dissennata, risiede nella volontà di sottrarre potere e rappresentanza a Cgil, Cisl ed Uil, che hanno firmato l’accordo con Cai e sono corresponsabili della malagestione pregressa. Gli italiani, pertanto, sono ostaggi di uno scontro di potere all’interno di un mondo sindacale che rappresenta ogni giorno di meno gli interessi dei lavoratori, per tacere di quelli dei giovani disoccupati. La maggioranza degli scritti sono pensionati, che ci vadano anche i dirigenti.

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