Politica

Ottime urne

Bello il risultato del voto, saggio il responso delle urne. In Svizzera, però. Come è costume, nella Confederazione elvetica, gli elettori si sono trovati di fronte a molte schede. Alcune federali, altre cantonali (il giornale di Ginevra titola: ha vinto il diritto di attraversamento del lago; una questione che si deve essere in loco, per potere anche solo supporla). Le schede federali, riguardanti tutti gli svizzeri, erano relative a questioni di rilievo. Hanno bocciato l’idea di cambiare una parte del finanziamento dei trasporti, come anche dei servizi pubblici. A loro sta bene quel che hanno. Hanno promosso i referendum sulla diagnosi prenatale, nel caso di fecondazione in vitro e hanno detto Sì a procedure più rapide per la determinazione di chi ha diritto d’asilo e chi no (interessante). Ma la più alta percentuale di No, superando il 77%, ha seppellito il quesito che voleva introdurre il reddito di cittadinanza, da dare a tutti, senza alcuna distinzione di attività o reddito: 2500 franchi svizzeri (circa 2260 euro) ad adulto e 625 (565 euro) a minorenne. La risposta è stata un coro: No. Evviva.

Gli svizzeri hanno chiaro un concetto che risulta ostico, a chi è abituato a campare di spesa pubblica: non esistono pasti gratis e non esistono redditi caduti dal cielo; se dei soldi vengono regalati (o spesi male) qualcuno deve tirarli fuori, quindi sarebbe toccato ai contribuenti saldare il conto di tanta falsa generosità. Esatto. Ma c’è di più perché nel corso della campagna referendaria il dibattito è stato istruttivo: i sostenitori del Sì facevano appello alla generosità, all’equità e alla redistribuzione, sostenendo che un cittadino comunque dotato di reddito è più libero e più sicuro; i sostenitori del No non solo sottolineavano la necessità di pagare, ma aggiungevano che dare un reddito senza chiedere di lavorare educa all’ozio e all’essere mantenuti, con il risultato che tutti, di lì a non molto, si sarebbero ritrovati più poveri. Il fatto che questo ragionamento abbia riscosso così tanto successo rende ottimisti sulla sopravvivenza del buon senso.

Detto in modo più generale: hanno bocciato il ruolo corruttivo della spesa pubblica corrente e improduttiva. Meritano un encomio solenne e una vacanza nel Paese dei bonus, il nostro. Loro vivrebbero giorni felici e interessanti, mediamente più allegri di quelli elvetici, nel frattempo potrebbero infondere saggezza negli italiani che credono sia possibile campare di falsi lavori, veri stipendi e debiti crescenti.

Postilla: hanno votato ieri, domenica. I risultati erano noti nel pomeriggio. I seggi chiudevano a mezzogiorno, anche perché molti votano per corrispondenza. E molti non votano proprio (percentuale di affluenza pari alla metà degli aventi diritto). Non è sfiducia, semmai sfinimento: votano in continuazione, ma votano veramente.

Pubblicato da Libero

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