Stanno cedendo il principio pur di tenere la pagnotta. Mollano sulla difesa del Parlamento pur di non mollare sull’emolumento. Concedono di mettere le mani su Papa, pur di salvare parroci e chierichetti. Li guardi e vorresti esprimere un rispettoso disprezzo, poi ti rendi conto che sono solo omarini e donnette, cui nessuno ha mai spiegato il valore del luogo dove si trovano e il senso delle istituzioni. Il loro massimo orizzonte si ferma al ristorante dietro l’angolo, che sperano di mettere in conto a qualcun altro. Si resta colpiti, alla fine, da un solo dubbio: come fanno a non vedere che si sono incamminati verso l’ultimo tratto del loro stesso massacro?
Votare per l’arresto di Alfonso Papa, come di ogni altro parlamentare (è in ballo anche l’arresto di Alberto Tedesco, Pd, la cui discussione è rimandata da mesi, nel silenzio collettivo) che non sia stato trovato a sparare in piazza (come capitò al missino Saccucci), significa accettare l’idea che l’Assemblea legislativa sia menomata per iniziativa di un procuratore della Repubblica. Capisco che molti non lo capiscano, perché hanno avuto il seggio leccando il capo, ma è gravissimo. Ad ascoltare le relative discussioni si resta inorriditi. Dai membri della commissione, in difesa di Papa, abbiamo sentito dire: non ricorrono nessuno dei tre motivi per cui si può disporre una custodia cautelare: pericolo di fuga, d’inquinamento delle prove, di reiterazione del reato (e solo per casi gravi e violenti). Poveri fessi, quella è la legge per tutti e dovrebbe indurre, semmai, a sostenere che indagati come Papa non dovrebbero mai essere arrestati preventivamente. Per un parlamentare il bene da tutelare è diverso, e si chiama Parlamento.
La verità è che molti parlamentari, e segnatamente i leghisti, hanno una voglia matta di cedere per potere tornare in piazza e dire: avete visto, lo abbiamo fatto arrestare. Dopo di che arresteranno loro. E’ una previsione, ma anche un augurio. Se lo meritano. Una muta di procuratori di provincia si lancerà alla ricerca del proprio momento di gloria, da esibire in casa o al circolo con gli amici. I più dinamici lo esibiranno per pretendere riconoscenza in cambio di clemenza. Non avrà importanza alcuna che le accuse siano fondate, perché del processo e della sentenza non frega niente a nessuno. Il bello si gusta subito. Dopo avere detto di sì all’arresto di Papa, come mai potranno opporsi ad altri arresti?
E’ necessario, ti rispondono, perché l’opinione pubblica reclama risposte, il popolo è adirato. Sicuro che lo è, ma per ragioni diverse: togliete l’indicizzazione alle pensioni e poi indicizzate i soldi vostri alla media ponderata dei Pil totalizzati dai Paesi più ricchi d’Europa. Perché non tagliate gli emolumenti e indicizzate a quella roba le pensioni? I cittadini si sono rotti le scatole perché questa classe parlamentare non è solo poco credibile, è direttamente meschina. L’arruolamento massiccio delle mezze seghe, a destra come a sinistra, ha dato i suoi odiosi frutti. Sicché oggi offrono Papa in sacrificio, quale vitello grasso sull’altare del consenso elettorale. Illusi, stanno andando al macello e discutono su come organizzare la fila.
Come mai, quest’oggi, m’è venuto l’uzzolo di difendere Papa? Non scherziamo, gente come lui non dovrebbe neanche candidarsi, perché l’idea che si passi dalla toga al seggio è di per sé corruttiva. A destra come a sinistra. Gli auguro un processo equo, ammesso che glielo facciano, ma dal punto di vista politico e civile considero detestabile la sua condotta. Ma vedo quel che i suoi colleghi, pavidi e feroci (le due cose sono sempre andate assieme), non vedono: un parlamentare in custodia cautelare equivale a una democrazia in libertà provvisoria. Il che porta ad una Repubblica nelle mani di poteri che ne tradiscono la Costituzione.