Politica

Partito Unico del Cipresso

Ce ne fosse uno che va allo scontro su questioni di contenuto. Uno. Invece gran fervore, grande passione, nella sinistra, per la mossa della Margherita, non disposta alla lista unica, ulivista, di Prodi, il quale bolla come suicidio tale decisione. Roba interessante, davvero. E gran travaglio, nella destra, per il partito unico, che Berlusconi vuole, Follini aborre (Casini ? che fa Casini?), Fini si, ma, forse, dopo. Ma vi siete accorti che stanno parlando della stessa cosa?

Stanno parlando di come si fa a vincere le elezioni, giuoco che consiste nel prendere qualche parlamentare in più del gruppone concorrente, mentre nessuno s’affanna attorno al dilemma di come si fa, dopo avere vinto, a governare ed in quale direzione farlo.

Il ragionamento della Margherita è semplice: molti elettori abbandonano Forza Italia, ma fanno fatica ad approdare verso lidi presidiati da coloro che furono comunisti, ergo: presentiamoci con la nostra identità, con il nostro simbolo, e raccogliamo i voti che cadono dal berlusconismo morente. Bel programma. Ora, però, delle due l’una: o si tratta solo di una differenziazione tattica, che non nasconde alcuna diversità di contenuti, ma solo, come dire, di facciata, ed allora è una presa in giro; oppure dietro tale dilemma vi è un dissenso programmatico (che so: la politica estera o l’uso della giustizia), ed allora non si capisce come, dopo la vittoria, si tornerà tutti ad essere d’accordo. Ma di questo non si parla. Ci si gingilla con l’identità della margherita, nel mentre, da una parte e dall’altra, si costruisce il Puc, il Partito Unico del Cipresso.

Intanto i socialdemocratici tedeschi continuano a perdere le elezioni amministrative, così com’è già capitato a chi governa la Francia, mentre in Spagna il governo è già stato battuto alle elezioni politiche. L’Europa continentale, quella vecchia, dalla parte dove il sole tramonta, punisce i propri governi perché non hanno uno straccio di ricetta, d’idea, con cui affrontare tempi diversi, in un mondo diverso. Vince solo Blair, non a caso nel Paese che meno risente della crisi economica (dice niente, questo?). In Italia il governo ha già straperso le elezioni amministrative, ma nessuno sembra disposto a tornare a parlare di politica, di riforme, di liberalizzazioni, di taglio della spesa, delle infrastrutture immateriali che costano niente e darebbero moltissimo. No, noi parliamo della tattica elettorale, del borsino delle liste, delle identità floreali, nel mentre passeggiamo negli ombrosi viali tracciati dall’arberi pizzuti, quelli lunghi stretti ed in duplice filar, i viali del Puc.

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