Politica

Per una sinistra che non c’è

Ora, dopo la sconfitta, tocca alla sinistra cambiare. Rompere con la conservazione e guardare al futuro. L’occasione si presentò già nel 2001, ma la sprecarono. Allora si compattarono nell’antiberlusconismo ed imboccarono la via berlusconiana della coalizione “contro”. Poi si sono messi nelle mani di Veltroni, uomo che ha assorbito il linguaggio ed i canoni di Berlusconi e, forse, proprio per questo in grado di spianare il terreno, liberarlo dalle macerie ed immaginare una storia diversa.
I passi da compiersi sono netti, e devono succedersi uno dopo l’altro, senza interruzioni. Il comunismo va archiviato fra gli orrori della storia, come una malattia politica e morale, e si deve aggiungere che ne fu partecipe quello italiano: non solo Togliatti e Longo, ma anche Berlinguer e Napolitano, come D’Alema e Veltroni. La nuova identità non può essere socialista, né quella che odiarono, la socialdemocratica, perché non esistono più. Il socialismo era finito già prima di Craxi, che seppe anticipare il moderno laburismo. La sinistra d’oggi deve porsi il problema dei non garantiti, di quanti sono esposti, da soli, alle intemperie di un mercato che deve essere governato, non adorato. Deve abbandonare il sindacato reazionario e riflettere sulla solidarietà sociale nell’era del nuovo lavoro, non stabile ed a vita. Deve vedere nella spesa pubblica non il rimedio alla disuguaglianza, ma il malanno che punisce il merito, la forza, la voglia di rischiare ed innovare. Deve combattere rendite e privilegi, opponendosi all’immobilismo sociale, premiando i più bravi. Impari che la disuguaglianza per merito è un valore positivo.
Si ponga il tema della libertà, che significa lotta contro le dittature, non appoggio ad ogni criminale che si proclami anti-americano. Si prepari a festeggiare la morte di Castro come la fine tardiva di un despota, affamatore ed assassino. Sarà solo un simbolo, ma il segno che comincia a capire di aver simpatizzato per un mostro, ed i suoi simili.
La democrazia italiana ha bisogno di una buona sinistra, che stia dentro l’occidente e sia contrappeso al liberismo scolastico. Di una sinistra metà comunista e metà affarista, ruffiana con salotti ed arrivisti d’ogni colore, bugiarda per orrore di sé, non sappiamo che farcene. Merita di perdere, decomporsi e sparire.

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