Ai francesi chiedemmo un atto eroico: votare Hollande per mandare via Sarkozy. Siamo ancora grati per il sacrificio, ma basta così. Alain Juppé (sindaco di Bordeaux, già ministro, fondatore dell’Ump, Unione per il Movimento Popolare) si presenta con carte interessanti. Basta, dice, con la Francia ad alta pressione fiscale e alta disoccupazione (vi ricorda nulla?), per uscirne si deve: “lavorare di più, ridurre il ruolo dello Stato, diminuire il peso della burocrazia, liberalizzare il mercato del lavoro, abbassare il costo del lavoro e delle tasse in generale, aumentare l’età pensionabile”. Evviva. Tre considerazioni, riguardanti anche l’Italia.
1. L’indebolimento della Francia, la scelta (con Sarkozy) di mettere le loro banche al riparo degli argini tedeschi, il deperimento politico (con Holland), ha squilibrato l’Unione europea. Quanti s’angustiano, per il lievitare della Germania, trascurano il fatto che nell’istituzione meglio funzionante, quella capace di prendere misure reali ed efficaci contro gli attacchi speculativi che ci travolsero, la Bce, i tedeschi sono finiti in minoranza. Ma trascurano, soprattutto, di cogliere la ragione dell’accresciuta loro influenza: la perdita di peso dei francesi e l’incapacità degli italiani di porre rimedio ai guasti interni. Una Francia più solida e pesante è nell’interesse di tutti.
2. Non è sempre vero che per sperare di vincere le elezioni si debba continuamente sparare cavolate demagogiche. Si possono anche fare proposte serie. Dopo la retorica del populismo c’è ampio spazio per la retorica della concretezza e della serietà. Se si è capaci di dire cose assennate si può vincere anche sostenendo tesi apparentemente impopolari (in realtà popolarissime, perché la maggioranza degli elettori non è ubriaca, ma solo azzittita dagli schiamazzi degli arruffapopolo e dalla prosa soporifera e conformista di commentatori zuppi di politicamente corretto).
3. Puntando alla vittoria, non solo il candidato della destra ragionante non si allea con la destra strillante, ma ci tiene a marcare con forza le distanze e le differenze. Come fa a dividere e puntare all’Eliseo? Glielo consente un sistema istituzionale ed elettorale razionali, che invece di usare il premio di maggioranza, ovvero il meccanismo orrendo che unifica il porcellum e l’italicum, usa il presidenzialismo con doppio turno: al primo voti chi ti pare, al secondo decidi chi deve vincere.
Se, riformando la Costituzione, si studiasse il mondo, anziché il modo di non muovere le terga, sarebbe un gran bene.
Pubblicato da Libero