Politica

Pim Fortuyn

Oramai le iperboli si sprecano e non vi è paese europeo che non coltiverebbe, a leggere la stampa, presenze politicamente inquietanti. Confesso di sapere poco di Pim Fortuyn, il politico olandese che è stato ucciso, e di avere letto di lui solo in occasione dell’omicidio, ma trovo davvero incredibili certe definizioni e conclusioni.

Essendo leader della destra, va da sé che Fortuyn debba essere definito razzista e xenofobo, ma quando vai a cercare le di lui affermazioni che giustifichino tali definizioni, ti ritrovi con due o tre cose: a. i mussulmani sono pericolosi per i diritti di donne ed omosessuali; b. i marocchini non rubano ai marocchini; c. basta immigrati in Olanda. E, nell’ordine, la prima osservazione è assolutamente ovvia e condivisibile da parte di chiunque non sia un ipocrita, tanto più che Fortuyn era omosessuale ed è quindi ragionevole che non plaudisse alla civiltà di quanti condannano durissimamente l’omosessualità. La seconda affermazione è un prodigio di tautologia: si ruba a chi ha di più, non a chi si trova nella tua stessa condizione. Non c’è dubbio che quel “marocchini” non è certo un segno di civile apertura alle diversità, ma nemmeno un inno al razzismo. In quanto al blocco dell’immigrazione, be’, il desiderio di regolamentarla e contingentarla è comune a tutta la sinistra europea, non si vede perché debba divenire xenofobia se sulla bocca degli altri.

Lo ripeto, non so molto di Fortuyn, ma ne sanno quanto me quelli che lo hanno inappellabilmente definito. Peccato che siano così frettolosi, se si fermassero a pensare si accorgerebbero di due cose. La prima è che non c’è destra di un paese europeo che si riconosca nella destra di un altro: Fortuyn giudicava un’offesa essere paragonato a Le Pen, e tutti e due si sentono lontani da Haider e da Bossi. Ciò significa che quel tipo di spazio elettorale viene occupato da vari contenitori del rifiuto, ma non da una posizione politica riconoscibile, coerente e duratura. La seconda è che in Europa crescono, appunto, movimenti di rifiuto, che sono prima di tutto rigetto delle compatibilità, della politica, talora della realtà. Si nutrono elettoralmente agitando le paure dei più deboli, e si posizionano in contrasto con l’Unione Europea.

A quest’ondata, che va compresa ma non esagerata, si risponde con la politica e con le scelte, non certo issando vessilli tonitruanti e pronunciando scomuniche prive di legittimità e serietà.

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