L’approssimarsi del family day (“giornata della famiglia” deve essere sembrato poco à la page) e i travagli di taluni parlamentari cattolici del Partito democratico, ripropongono la solita rappresentazione ingannevole e fuorviante, secondo cui i libertari e i privi di pregiudizi sarebbero favorevoli al riconoscimento delle coppie di fatto, senza distinzione di sesso fra i componenti, mentre quanti hanno vincoli religiosi recalcitrano, non accettando non solo l’equiparazione, ma anche solo l’avvicinarsi fra quelle unioni e i matrimoni. Invece trovo che la legge che si vuole approvare non solo è bigotta, ma anche liberticida.
Il fondamento di tutto si pretende che sia la coppia, cosa che se ha un senso dal punto di vista riproduttivo, non ne ha alcuno dal punto di vista affettivo o sessuale. Sarebbe saggio regolare i diritti individuali, non quelli di coppia. Né si vede perché il dividere con altro o altri la propria vita e i propri bisogni debba necessariamente comprendere la copula. Ma siccome sono bigotti, siccome pensano che il solo sesso “buono” sia quello nel matrimonio, pretendono di piegare il mondo a tale loro pregiudizio. Ottenendo risultati comici.
Nella legge in cottura, ad esempio, una unione di fatto si estingue quando uno dei membri si sposa. Non che si sposino fra loro, ma con un terzo. Bella illogicità, visto che la legge (giustamente) già regola unioni di fatto che, in costanza di matrimonio con altri, danno luogo a figliolanza. E siccome non sono riusciti a conciliare l’inno di amore, amore, amore, le cui note accompagnano questa marcia trionfale dell’insensatezza, con l’insorgere del canto lite, lite, lite, non sono riusciti a trovare una soluzione per la separazione. Così hanno riproposto lo schema del divorzio, in copiata analogia matrimoniale. Solo che, in questo modo, le libertà vengono compresse, non promosse. Ci si può non sposare per scelta, per libertà dalle regole. Capisco che molti non capiscano. Provino a studiare sul Mimmo Modugno, L’anniversario op. cit. (1976, quando ancora i diritti e le libertà non erano marmellata conformista). Fin qui, in quel caso, la legge non trova nulla da obiettare, salvo che (giustamente, come ricordato) non ne nascano dei figli. In quel momento scattano le obbligazioni, verso i bambini. E vorrei anche vedere.
Ma da domani no, da domani il giudice entra nel letto anche delle coppie di fatto, quale che sia il sesso, sicché, quando ci si dice addio, c’è da tutelare la parte debole. Ma l’assegno non sarà a vita, bensì proporzionato alla durata dell’unione. Questi hanno preso l’affetto e il sesso come un lavoro, degno di commisurato Tfr. A meno che non sia veramente un lavoro, nel qual caso, invece, non lo si vuole regolare, con la curiosa conseguenza che neanche lo si fiscalizza. Le vie del bigottismo sono sbigottenti.
Prima della grande conquista, prima della regolazione, irreggimentazione e cartabollizzazione delle coppie di fatto, potevi anche fare una coppia di fatto, mentre dopo no, dopo sei in piena imitazione e limitazione matrimoniale. Non mi stupisce che se ne adontino quanti credono nel vincolo come sacramento (affari loro), m’incuriosisce vedere come la metteranno con la Costituzione (affare di tutti), ma mi preoccupa assai che non profferisca verbo chi vorrebbe vivere gli affari propri senza farne affari collettivi. S’appresta un’epidemia di tonache e toghe.
Pubblicato da Libero