Politica

Più giudici per tutti

Quello di cui si parla non c’è, mentre di quel che c’è s’evita di parlare. I decreti dati per fatti sono ancora da farsi. Il risultato finale è la remissione di conflitti e decisioni nelle mani della magistratura.

Non fosse per il digrignar di denti della Cgil e per la boccuccia arricciata dell’Ncd, sarebbe agevole accorgersi che la promessa rivoluzione nel mondo del lavoro ha prodotto quel che poteva comodamente stare in un paio di emendamenti alla legge Fornero. In ogni caso il decreto attuativo non c’è ancora, perché è vero che il governo affermava di averlo preparato ancor prima che la legge venisse approvata, talché lo avrebbe emanato a passo di carica, ma il testo che ha scodellato è “salvo intese”. Vale a dire che i diversi ministri coinvolti non ne hanno ancora parlato fra di loro. E si vede, tanto che quella della funzione pubblica è ancora convinta che il testo non riguardi i dipendenti pubblici, mentre il relatore avverte che tale esclusione è stata cancellata.

E fosse quello il solo (certo non trascurabile) problema. Restando fermo quanto stabilito dal decreto Poletti, quindi la possibilità di assunzione e licenziamento senza motivazioni, entro i 36 mesi, le tutele crescenti del nuovo contratto sono anche da considerarsi posticipate. E’ vero che all’impresa costa di più la soluzione Poletti, ma almeno si sa di che si parla, mentre sul resto regna la nebbia. Senza dimenticare che su tutto pesa il doppio regime di diritti, che un giorno finirà davanti ai giudici costituzionali. E se è vero che la danza attorno al totem dell’articolo 18 ne ha prodotto l’opportuna desacralizzazione, è anche vero che quello rimonta sugli altari, visto che sopra i 15 dipendenti il licenziato può opporre rifiuto al risarcimento, sicché tutto torna davanti al giudice del lavoro. Era questo che si sarebbe dovuto evitare ed è questo, invece, che rimane.

Poi c’è ciò di cui non si parla. Un decreto a parte si occupa dell’“abuso di diritto”, stabilendo che non è un reato. Ma non lo aveva già stabilito un decreto del governo Monti? Vabbe’, però rimane un illecito, equiparato all’elusione fiscale. Ma, allora, non era meglio specificare l’elusione? Comunque, ci sarà abuso, leggo, quando si pongono in essere decisioni economiche finalizzate a vantaggi fiscali indebiti. Non ci sarà abuso, però, per il solo fatto di avere cercato vantaggi fiscali. Sono ancora sobrio, è che dice così. Quindi: il contribuente si attiene alla legge (perché se la viola siamo nel campo dell’evasione fiscale), può operare scelte che lo avvantaggino fiscalmente, ma a patto che tali vantaggi non siano indebiti. E come fa a regolarsi? Si rivolge alla chiromante? Tranquilli, ci pensa l’Agenzia delle entrate, che scruta nell’anima sua e gli contesta l’indebito. Risultato: incertezza del diritto e dilagante ruolo di mezzemaniche e toghe. Tanto è vero che il decreto stesso stabilisce l’allungamento dei termini per l’accertamento. Quindi non solo si consegnano i contribuenti alle categorie di cui sopra, ma ce li si tiene più a lungo.

C’è il lato positivo: dopo averlo discusso si sono accorti che non stava in piedi, sicché la diramazione di questo succoso concentrato di sapienza giuridica e lungimiranza economia è schedulata entro la fine dell’anno. Dopo di che vedrà ufficialmente la luce il tribunale della santa inquisizione fiscale, ove se affermi di non avere mai peccato è segno che sei impenitente peccatore.

Intanto si rinazionalizza l’Ilva, sempre con decreto natalizio. Venti anni dopo. Che non è uno dei libri sui moschettieri, ma la commedia sempre uguale dei biscazzieri statalisti: 1995 anno della privatizzazione, 2015 anno della rinazionalizzazione. Me ne sono già occupato, non mi ripeto. Ricordo che la statalizzazione deve durare al massimo tre anni. Poi si potrà inserirla nel decreto milleproroghe del Natale 2017, giacché tutto passa e si rottama, salvo i pilastri della malamministrazione (modello autostrade 2014). Avverto solo che il citato decreto non c’è ancora, perché anche in questo caso il testo claudicava al punto da capitonzolare, sicché sarà perfezionato entro la fine dell’anno. Oh, per chi si fosse distratto: ancora manco è finita l’udienza preliminare, relativa agli arresti e alle imputazioni verso la proprietà esproprianda. Quindi i giudici arriveranno quando il diritto di proprietà sarà già stato giustiziato, ergo altri giudici si occuperanno dell’accaduto. E stai a vedere che mi toccherà pure pagare un risarcimento alle vittime. Non dell’Ilva, ma dello Stato.

Domanda candida: ma visto che i decreti non li avevano, perché li hanno piazzati al 24 dicembre? Oh grullo, e dove li trovi altri due giorni senza giornali e con giornalisti satolli di panettone? Per poi varare quando tutti saranno aerofagi spumeggianti? Per giunta dando a intendere che mentre gli altri s’abboffano e festeggiano colà si lavora sodo. Quando si dice il genio della comunicazione.

Pubblicato da Libero

Condividi questo articolo