Politica

Più tafazzisti che razzisti

Al Parlamento europeo non hanno capito niente, gli spagnoli l’hanno fatta fuori dal vaso, ma noi ce la mettiamo tutta per svergognarci. Il reato d’immigrazione clandestina c’è in molti Paesi civili. Andrà bene anche da noi, salvo che non riusciamo a punire neanche il borseggio. Passi che s’invochi il pugno di ferro, ma dato che si è varato, a larghissima maggioranza, l’indulto che mise fuori migliaia di quelli sui quali si vorrebbe farlo pesare, temo sarà opportuno darselo sulle parti basse.
L’immigrazione in generale, e quella clandestina in particolare, è un problema di tutto il mondo sviluppato, affrontato con diffusa severità. Nessuno chiude le frontiere, perché l’immigrazione è ricchezza, nessuno le tiene aperte, perché gli squilibri di benessere sono così grandi che si provocherebbe una disastrosa alluvione. Solo i moralmente deboli sollevano questioni razziali, ma solo gli incoscienti le affrontano con il mantra del siamo tutti uguali. L’equilibrio non è mai perfetto, e la storia alterna avanzate e rinculi, ma noi siamo nei guai seri perché ci prendiamo in giro da soli.
Aumentiamo le pene ed i reati facendo finta di non sapere che la nostra giustizia è in stato di morte apparente. Ci vorrebbe determinazione assoluta per farla funzionare, essendo questione urgentissima ed ineludibile, invece coccoliamo le corporazioni togate, anziché frustarle. Finiremo con il prevedere quaranta anni di galera per lo scippo, mettendocene cinquanta per stabilire se il vegliardo era colpevole da ragazzo, quando derubò la signora già morta da tempo. Intanto espelleremo la donna che ci teneva in vita il nonno o ci puliva la casa.
Parliamo degli zingari come se fossero nomadi, ed invece sono fermi sempre nello stesso posto. La camorra gli brucia le baracche e noi parliamo di rivolta popolare, passando per razzisti. Discutiamo di xenofobia, mentre, per farsi girare le balle, è sufficiente abitare accanto ad un campo dove un terzo della gente vive di crimine, dove la fogna è a cielo aperto, dove all’entrata del supermercato una madre bambina ti chiede i soldi tenendo un pargolo al seno, in attesa di farlo accattonare, ed alla cassa fai la fila dietro una matrona puzzolente. Così creiamo le condizioni perché da Strasburgo ci diano una lezione sul violino zigano, che c’è un posto con la rima dove potrebbero riporlo.

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