Politica

Pololaico

Se Pololaico divenisse un partitino non solo si allineerebbe alla peggiore degenerazione del maggioritario all’italiana, ma farebbe scadere nel ridicolo ambizioni serie ed eredità forti. Il rischio lo si corre, eccome, ma vi sono anche opportunità che possono essere colte.

Non sono mai stato un fanatico del sistema maggioritario, non mi sono mai convinto che le scelte, in politica, possano tutte essere ridotte ad un ritmico: o di qua o di la. Il sistema proporzionale aveva i suoi difetti (e le sue degenerazioni), ma ha anche meriti enormi nell’avere salvato la democrazia italiana dalle avventure. Del proporzionale si lamentava l’eccessiva frammentazione della rappresentanza parlamentare, ma da quando è stato varato il maggioritario i partiti ed i partitini sono cresciuti come funghi. Che significa? Significa che se la rappresentanza frammentata rispecchiava le diversità insite nella società italiana, la partiticità sminuzzata del maggioritario restituisce l’immagine di una politica spappolata ed incapace di rappresentare interessi reali ed idealità effettive. Di tutto, quindi, può esserci bisogno, ma non di un ennesimo partitino.

I partitini, poi, hanno la singolare caratteristica di nuocere alla serietà di chi li fonda ed anima. Intanto perché incentivano una deriva leaderistica per nanerottoli, che quando smette d’essere commovente comincia ad essere preoccupante. Deriva che spinge taluni ad autoconvincersi d’essere leaders, al punto da saltabeccare da un esperimento all’altro, da una novità all’altra, alla ricerca di una visibilità che non sia riconoscibilità.

Voglio sperare che Pololaico non desideri essere nulla di tutto questo. Anzi, a dispetto di quanti gioiscono per le novità, mi piacerebbe pensarlo come un ritorno all’antico: alla desueta abitudine alla coerenza; alla severità verso se stessi; all’attenzione ai problemi cui la politica possa portare una soluzione; alla convinzione che non è migliore il politico che rappresenta tutti, ma quello che rende compatibile una visione ideale della società con la difesa d’interessi concreti, per ciò stesso di parte, di una parte.

Quanti ci siamo trovati in Pololaico, ciascuno non sapendo se per un breve tragitto, per una sola fermata, o per un impegno più lungo, abbiamo alle spalle storie diverse e talora distanti. Eppure le distanze che ci sono fra di noi sono niente a confronto di quel che ci divide dalle correnti più forti, che hanno modellato la storia della Repubblica che altri fecero. Chi verrà a Chianciano, chi partecipa e parteciperà agli altri appuntamenti di Pololaico, vedrà e toccherà la drammatica realtà della cultura e della passione politica delle forze di democrazia laica, dai liberali alla correnti democratiche del socialismo italiano, che hanno in comune assai più di quel che riescono a vedere, che sono vicine fra di esse assai più di quanto non lo siano ad altre forze, ma che sembrano condannate da un magnetismo respingente. La vera sfida è tutta lì: cercare di vincere la forza centrifuga.

Se Pololaico riuscirà in questa sfida, aprendo una stagione che va assai al di là dei prossimi appuntamenti elettorali, darà un contributo determinante al superamento della debolezza strutturale di quella cultura e quella forza che hanno scritto le pagine migliori della nostra storia e possono rendere un servizio di sviluppo e modernità al Paese. Se, invece, non vorrà porsi un obiettivo così ambizioso, allora potrà pure soddisfare pur legittime speranze personali, allora sarà solo una nuova occasione persa. Sprecata.

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