Politica

Presidenza e fattore B

Il semestre di presidenza UE affidata all’Italia è iniziato, ma di un confronto politico sull’agenda ed il programma non si vede l’ombra. Se questo fosse il frutto del disinteresse, per scarsezza degli obiettivi o trascuranza verso le questioni europee, pazienza.

Ma, al contrario, l’Italia ed il suo capo del governo, Silvio Berlusconi, continuano ad avere largo spazio sulla stampa internazionale. Da più parti, e, da ultimo, sull’Economist, si sostiene esservi un’anomalia, nella situazione italiana. C’è, difatti, ma, forse, non è quella della quale si parla.
L’Economist sostiene che è anomalo un capo di governo ricorra ad una legge (il lodo Maccanico) per sfuggire ad un processo. Anomalo? Per la verità il presidente Chiraq è ricorso ad una legge per evitare anche solo di farsi interrogare dai magistrati. Esteticamente non è stato un granché, ma, alla fine, la questione è stata liquidata come riguardante solo i cittadini francesi, che hanno votato ancora per il presidente uscente.
C’è il conflitto d’interessi, inteso come il fatto che, per la rilevanza dei propri interessi economici, il capo del governo si trova a prendere decisioni che, inevitabilmente, si riflettono anche sul suo patrimonio. Ma la politica è rappresentanza d’interessi (e ci torno), e la vera questione democratica è se tali interessi siano evidenti e trasparenti, o meno. Nel caso di Berlusconi sono evidentissimi.
C’è la questione delle televisioni. Ove l’anomalia è rappresentata non dal fatto che il capo del governo possa esercitare una qualche influenza sulle televisioni, come avviene ovunque vi siano televisioni pubbliche, ma dal fatto che siano direttamente sue tre testate televisive. Il suo governo, oltre tutto, propone di privatizzare per finta la Rai ed alzare il limite antitrust. Anomalia evidente, ma alla quale occorre trovare una risposta politica. E la risposta è: privatizzare del tutto, sul serio, la Rai ed aprire il mercato ad una vera e serrata concorrenza. Quando questa sarà la posizione dei malpancisti, ne parleremo.
Tutto questo messo assieme, però, non fa un “caso”. In realtà Berlusconi rappresenta un’anomalia diversa, talmente evidente da essere eclatante il tacerla: al contrario di Francia, Inghilterra, Spagna, Germania, Belgio, e tutti gli altri, l’Italia ha un capo del governo che non è un uomo politico. E’ la sua origine non politica a rendere sensibile il tema della rappresentanza diretta degli interessi, non certo il fatto che si possa governare senza rappresentarne alcuni ed avversarne altri.
Perché in Italia si è creata quest’anomalia? Farebbero bene a domandarselo, sia quelli che hanno raccontato balle sulla nostra storia degli ultimi dieci anni; sia quelli che hanno gioito per la demolizione del nostro mondo politico; sia quelli che ne hanno profittato, in soldoni. Ma, forse, questa è un’anomalia sulla quale si preferisce sorvolare.

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