Politica

Prigionieri del vuoto

I consensi di Grillo crescono perché gli altri sono prigionieri del vuoto. Corrono come criceti nella ruota, talora convinti di andare in direzioni opposte, ma restano fermi nel nulla. Hanno paura della realtà. Osservate Silvio Berlusconi, Pier Luigi Bersani e Mario Monti, valutando le loro parole circa l’euro e l’economia: stanno dicendo cose simili. Le più ovvie. Le meno significative.

Tutti vogliono che cambi la dottrina fin qui imposta all’Unione monetaria, mettendo da un lato le politiche di rigore e proponendo azioni che servano a rilanciare lo sviluppo e creare occupazione. Individuano nel blocco tedesco (complici i francesi) l’ostacolo da superare. Ciascuno rimprovera agli altri mancanze e incoerenze, ma corrono assieme nella stessa ruota. Poi, per carità, si può osservare che Berlusconi avrebbe fatto bene a puntare l’indice sulle deficienze strutturali dell’euro prima di far travolgere l’Italia dalla speculazione; che Bersani utilizzò quelle difficoltà per rimuovere Berlusconi (oltre ad essere oggi il cantore di un’Europa che ieri avversò con tutte le forze del suo partito); che Monti comparve sulla scena proprio come esecutore della dottrina germanica. Ma ciascuna di queste osservazioni, corrette, non cambia la realtà: oggi convergono nel chiedere quel che non furono capaci di fare.

Tutti e tre, però, scantonano il tema più rilevante, su cui sarà misurata la capacità reattiva del sistema-Italia: il taglio della spesa pubblica corrente e l’abbattimento del debito. Balbettano cosucce moralistiche, ma non hanno idee e politiche da proporre: Tacciono i tagli, pensandoli quali danni al proprio elettorato.

Passiamo al terreno fiscale: Berlusconi chiede di abbassare la pressione fiscale che alzò; Monti propone la stessa cosa, in violazione delle scelte da lui fatte e delle previsioni lasciate dal suo governo (ancora in carica, per chi se ne fosse dimenticato); Bersani s’aggrappa al nulla della diversa distribuzione del peso fiscale, immaginando che esistano patrimoni tassabili, ma non coinvolgenti il ceto medio. Parlano del niente, perché se non scende la spesa e se il debito continua a crescere (e continua a crescere) le parole se le porterà via il vento.

In tutto questo Berlusconi non ha nulla da dire su un futuro gruppo dirigente che sia diverso da quello che ha già fallito; Monti dimostra una drammatica mancanza di leadership e una confusione mentale che lo retrocede a un linguaggio di cui Arnaldo Forlani era maestro e lui solo mediocre allievo; Bersani non riesce a mettere due parole in croce sul Monte dei Paschi, minacciando di sbranare nel mentre mostra fauci sdentate e agita suggestioni buone per una campagna elettorale rionale.

Fuori da ciò abbiamo scoperto l’incredibile: i magistrati che si buttano in politica possono avere meno idee di quelle che biascicò Antonio Di Pietro, il che sembrava impossibile in natura; la società civile che s’espone a candidature inventate lascia rimpiangere i professionisti della preferenza; i candidati epurati sono quelli nei confronti dei quali le accuse penali sono più evanescenti. I voti di Beppe Grillo crescono non per reazione irrazionale, ma per razionale vendetta. Inutile quanto volete, ma vendetta. Lui soffia sul fuoco, gode degli attacchi altrui, e dice bischerate galattiche che, come quelle che diceva un tempo Umberto Bossi, stanno fra lo stato alticcio e l’apologia di reato. Come quella su l’invocazione del fondamentalismo islamico. In ogni caso gli servono per mostrarsi “contro”, quindi per accreditarsi come lo Sparafucile che vendica Rigoletto (per i non melomani: andò a finire che gli ammazzò la figlia, altro che vendetta).

Hanno tutti imparato quel che noi vedemmo e ripetiamo da anni, ovvero che l’euro ha bisogno di maggiore integrazione politica, se non vuole sfasciarsi nel creare miseria e nel generare un mercato interno che è l’esatto contrario di quel che si voleva: non aperto e competitivo, ma precluso e corrotto da concorrenza sleale. Ma non hanno capito che l’operazione politica necessaria non è solo quella di farsi togliere la mordacchia monetaria, bensì anche quella di praticare un uso meno clientelare, parassitario e conservativo della spesa pubblica. E la ragione per cui non capiscono è banale: sono figli di quel mondo, vivono di quella spesa, si rivolgono a elettori cui hanno comunicato la paura del nuovo. Parlano tutti alla stessa struttura sociale, lasciando fuori l’Italia che corre, la non garantita, la velocemente deperita. Non propongono idee nuove, ma provano a far funzionare vecchie distinzioni e diffidenze.

Chi vincerà? E’ una domanda oziosa. Un gruppo prevarrà. Ma non sarà all’altezza del compito.

Pubblicato da Libero

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