Porterà male, e già molto ne ha portato, questa mania di mescolare i generi istituzionali, piluccando un po’ di qua un po’ di la, creando mostriciattoli che non sono proporzionali e non sono maggioritari, non sono regimi parlamentari e non sono regimi presidenziali, convocando primarie senza capo né coda.
M’interessa poco valutare la vittoria di Vendola in Puglia, così come m’interessa poco l’iter che Prodi intende seguire per essere il candidato della sinistra, alle prossime elezioni politiche, quel che conta è la macedonia concettuale e politica, che non promette niente di buono.
Noi non viviamo in un sistema maggioritario e presidenziale, il capo del governo non lo elegge il popolo e può essere sostituito nel corso della legislatura. Allora, che le si fanno a fare le primarie? Risposta: solo per regolare i rapporti di forza all’interno di coalizioni che restano disomogenee. Così facendo non si cura il male, anzi, lo si aggrava. E lo si aggrava a sinistra, perché la destra, almeno al momento, non ha il problema della leadership.
Prodi è già stato scottato dalla legislatura che lo vide capo della coalizione di sinistra: era l’uomo immagine, ma non aveva truppe consistenti, fu eletto e, poi, scaricato. Oggi dice: facciamo le primarie così divento più forte. Illusione, perché o le primarie sono una farsa, con un solo candidato credibile e, quindi, in quanto tali, non costituiranno un vincolo, oppure le fanno sul serio, e, in questo caso, come dimostra la Puglia, peserà l’ala estremista, anzi, le ali estremiste, con Bertinotti, Di Pietro, Pecoraio Scanio. Alla fine Prodi vince, ma ciascuno degli altri candidati rappresenterà un pezzo della coalizione, pronto a riprendersi l’autonomia e destinato a mettere nei guai il partito più forte, che sarebbe anche l’unico senza candidato, i ds.
Ma non basta. In tutti i sistemi bipolari capita che gli sconfitti abbiamo due strade: accentuare la propria identità, tornando a perdere la volta successiva; oppure innovare la proposta politica, offrendo scelte nuove agli elettori. In Inghilterra, a forza di suonar fanfare alla propria identità ed alla propria storia, il Labour stava praticamente scomparendo, quasi sopravanzato dai liberaldemocratici. Poi è arrivato un signore di nome Blair e gli ha cambiato la pelle, conducendolo alla vittoria. Le primarie per nominare Prodi servono ad imboccare la prima strada, per giunta senza porre un problema di rinnovamento culturale e politico alla sinistra che fu comunista. Dubito che sia questo quello che vogliono gli elettori del centro sinistra, in ogni caso non è di questo che ha bisogno la politica italiana.
Le primarie sono l’agitarsi di una bandiera recante le insegne del falso rinnovamento, salvo lasciare immutato il quadro sottostante, gravemente attardato a cercare di conservare un passato che, in realtà, è una zavorra. La prossima legislatura sarà giuocata su un terreno del tutto diverso, ed assisterà allo sgretolarsi degli schieramenti che oggi si conoscono. Peccato che la sinistra cammini guardando all’indietro, perdendo tempo e prendendo cantonate.