Politica

Prodi contro la sinistra

Voglio sperare che nelle prossime ore giunga un comunicato di Romano Prodi che smentisca il modo in cui sono state interpretate alcune sue affermazioni, rese nella dorata cornice di Cernobbio. Dichiarazioni con le quali Prodi risponde ad Aznar e ribadisce la condanna per la politica estera statunitense. Voglio sperare che giunga un comunicato, non perché le parole di Prodi abbiano un quale che sia peso sulla scena internazionale, ma per quello che pesano, e pesano parecchio, nella nostra politica interna.

Riassumo il caso in due parole: Aznar aveva osservato che non serve, ed è pericoloso, edificare un’Europa che abbia una politica estera contraria a quella statunitense, ed il suo riferimento, all’evidenza, era alla politica condotta dai francesi, che si defilano dall’Iraq ed incassano l’appoggio degli stragisti di Hamas; Prodi gli risponde che invece no, non esiste una questione che coinvolge tutto intero il mondo delle democrazie, ma un conflitto, quello iracheno, che ben giustifica la netta contrapposizione con gli Usa.

Quello che m’impressiona è che nella sinistra (raggruppamento di cui Prodi sembrerebbe essere il leader) si sono mossi in diversi per segnalare che non si può, in nessun caso, mettere su piani similari la democrazia statunitense ed il terrorismo, che in Iraq occorre comunque operare una scelta, e non si può certo stare dalla parte dei tagliatori di teste. Parole in tal senso sono venute non solo dal centro, dalla Margherita, da Rutelli, ma anche dalla famiglia che fu comunista, e che sente la necessità di liberarsi di un antiamericanismo demenziale. Il viaggio della delegazione che ha preso parte alla convention democratica, capitanata da Fassino, deve aver tolto moti dubbi: Kerry non vincerà le elezioni, ma qualora le vinca non cambierebbe nulla nella politica statunitense in Iraq.

Certo, nella sinistra questi elementi di buon senso e di sensatezza politica creano qualche mal di pancia, stridono con le parole d’ordine del passato, suonano provocatori per chi ha marciato bovinamente per una pace che non c’è, e che non può esserci se significa resa ai massacratori. La sinistra che fa politica sente la necessità di affermare la razionalità e la moralità di un’azione che anteponga il valore della democrazia e della libertà, e sente il peso di una tradizione, quindi di una parte, consistente, dei propri militanti e dell’elettorato che spinge dall’altra parte. A questa sinistra si deve dare una mano, e noi condanniamo le parole provocatorie, leggere, infine stupide che da certe parti della maggioranza si sollevano. Il fatto è che arriva Prodi e che fa? Strizza l’occhio all’antagonismo, all’antioccidentalismo. Arriva Prodi e si propone quale continuatore di un dossettismo, quindi di un disallineamento cattolico, fuori dal tempo e dalla realtà.

Conto arrivi una precisazione. In caso contrario la sinistra rifletta: se deve comunque impedirsi di governare l’Italia, perché farlo dalle posizioni di Prodi?

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