Politica

Quando si spegne la politica

Mancando l’energia elettrica, fermandosi il condizionatore d’aria, bloccandosi l’ascensore, spegnendosi il computer, ci si trova nella condizione ideale per pensare. E siccome siamo un popolo di mattacchioni, si trova anche modo di sorridere.

Ma si, sorridete. Abbiamo vissuto un decennio d’inni alle privatizzazioni, nel corso del quale tutti, sinistra in testa, sembravano essersi convinti che il mercato, il mitico mercato, sarebbe stata la panacea di tutti i mali. Oggi ce ne stiamo senza eneria, perché i francesi, dove quel mercato è pubblico e niente affatto privatizzato, ci hanno scattaco la spina. Grandioso. Durante quel decennio noi, che fino a quel momento eravamo stati tacciati d’ammirazione eccessiva verso il capitalismo e le leggi del mercato, andavamo dicendo: attenti, privatizzare non serve a niente, anzi, può peggiorar le cose; si deve, prima di tutto, aprire il mercato alla concorrenza, liberalizzare. Ci rispondevano: siete degli incapaci e degli irresponsabili, se prima si liberalizza poi lo Stato vende male, privatizzando i monopoli, invece, incassa un sacco di talleri. E quanti se ne perdono, oggi, standosene al buio?
Seconda beffa: la centrale francese che i galli vollero manutenere funziona ad energia nucleare. Noi no, noi il nucleare non lo vogliamo. E’ pericoloso, si disse. Noi eravamo di parere opposto, e siamo fra i pochi ad aver fatto campagna referendaria. Ma anche a voler dar retta a questi millenaristi da burletta, la suddetta centrale si trova dietro il confine italiano, in caso di disastro che gli diaciamo, alle radiazioni, di passare in dogana? In compenso ci manca quella fonte d’energia, che a noi sembrava e sembra assai più pulita del carbone o del petrolio.
Vabbe’, si dice, in fondo l’emergenza passerà. E quale sarebbe l’emergenza? Il caldo? Bella novità. Scommetto che a settembre ottobre pioverà. Come la chiameremo, emergenza alluvioni? No, l’emergenza non passa, perché è altra: la sesta potenza industriale del mondo non ha l’energia elettrica per funzionare, la compera, a carissimo prezzo, fuori dai confini e, quindi, dipende dall’estero per la sua produzione interna.
Ecco, questo è un crimine per il quale il mondo politico dovrebbe essere chiamato a rispondere, questo è un disastro per il quale esistono responsabilità precise, risalenti indietro nel tempo. Ma noi no, noi abbiamo da tempo spento la politica, noi la politica la processiamo per essersi mantenuta in vita, mica per quel che ha fatto, di buono e di cattivo. Il problema del nostro futuro è l’uscita da decennio giudiziario, mica quello della dipendenza energetica.
Infine, visto che si sono fatte le privatizzazioni, cerchiamo d’essere coerenti e conseguenti. I cittadini italiani pagano l’energia più d’ogni altro, in Europa, da noi è considerato un lusso, e tariffato come tale, l’avere un contratto che appena supera il minimo. Perché pago di più per il solo fatto di chiedere (chiedere, non utilizzare) più energia? Perché, spiegano i dotti, con la mia richiesta potenziale costringo il gestore ad attrezzarsi a più alti picchi di consumo. Bene, pago. Poi, quando intendo consumare, quando intendo giovarmi del diritto già abbondantemente pagato, mi dicono: la domanda supera l’offerta, vi stacchiamo la corrente. Si, e ci restituite i soldi. Se così stanno le cose la riscossione del canone, aumentandolo più che proporzionalmente all’aumentare dell’energia richiesta, è un furto.
Bel tema, per il ministro dell’Industria, bel tema per le innumerevoli Autorità che controllano. Ma il guaio è che a loro non hanno staccato i condizionatori, vanno su e giù con gli ascensori, sono appiccicati ai computer, e non rimane un minuto libero per pensare.

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