Politica

Quesiti inutili

I nostri nonni ed i nostri padri hanno visto risorgere l’Italia dal fascismo e, giustamente, ci hanno insegnato che votare non è solo un diritto, ma un dovere. Così ci siamo formati, ma tanta severa educazione non mi è sufficiente a spingermi al voto, domenica prossima.

Per carità, nessuno crede che il proprio voto sia indispensabile o che le scelte debbano sempre essere decisive e dirimenti. Però, che diamine, manco devono esser così superflue ed ininfluenti. Che cosa significherà il voto di domenica prossima?

Se vincerà il No si potrà dire che gli italiani non hanno confermato la legge costituzionale sul decentramento dei poteri perché: a. ritengono migliore il potere centralizzato; b. ritengono quella legge troppo poco decentratrice. Se vinceranno i Si, a parte i festeggiamenti della sinistra che votò quella legge, potrà dirsi che: a. si è confermata la legge che stabilisce il massimo decentramento possibile in uno Stato unitario; b. si è confermata la positività di un primo passo verso forme di sempre maggiore decentramento, fino ad un tendenziale federalismo. Insomma, quale che sia il voto espresso, la mattina dopo si potrà discettare sul suo reale significato.

I referendum, tanto quelli abrogativi quanto quelli confermativi, consentono all’elettore di esprimersi sono con un Si od un No, la cosa è razionale solo a condizione che gli si sottopongano temi e quesiti che possano effettivamente risolversi con risposte di quel tipo. Se, invece, com’è accaduto troppo spesso e come ancora accadrà domenica prossima, si chiamano gli elettori a dire Si o NO ad un quesito che non si risolve, che non si chiude con quelle risposte, allora si esce dallo spirito del referendum e si entra nel fertile terreno delle prese in giro.

Un’ultima osservazione. La sinistra che ieri governava oggi chiede agli italiani di confermare la legge che votò, ma quella conferma è nell’interesse stesso del governo, che così può chiudere un capitolo promettendo, da una parte, riforme sempre migliori, ma, dall’altra, smorzando la petulanza di una Lega che ha perso le elezioni, conta sempre di meno (fortunatamente) e, proprio per questo, si agita sempre di più.

Si tratta di un’operazione politica di troppo alto livello, superiore alle mie capacità. Pertanto, domenica prossima, mi batterò su un fronte più generalmente sentito in Occidente: il mantenimento dei consumi.

Condividi questo articolo