Politica

Quirinale & Vaticano

I sismografi di palazzo indicano il convergere di due zolle tettoniche: il Quirinale e il Vaticano. S’intende che la terra di mezzo, ove risiede, in non sempre buona compagnia, Silvio Berlusconi, è candidata ad un terremoto devastante. Ciò suggerisce la necessità di tornare a ragionare politicamente, vale a dire con conoscenza del terreno e una qualche idea sul futuro. Ammesso che qualcuno abbia creduto diversamente, sia chiaro che lo scontro riguarda il potere, non la morale. E il fatto che si resti a guardare (con gioia, stupore o raccapriccio) il non intaccato gradimento elettorale del presidente del Consiglio la dice lunga su quanto si sia smarrito il senso della politica.

La morale è una materia difficile da maneggiare. Il Presidente della Repubblica invita ad abbandonare le ideologie, retaggio del passato, e unirci tutti in un afflato di nazionale fratellanza. Bella cosa, ma non posso: non ho mai frequentato le ideologie. Lui, invece, né è sacerdote da una vita, e deve la sua posizione attuale all’esserne stato un sommo rappresentante. Mi scusi, ma perché dovrei abiurare io che non sbagliai, su invito di chi, invece, ha un torto grande come la storia dell’Europa, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi? Le gerarchie vaticane, dal canto loro, non possono certo tacere innanzi alla copula di gruppo o al sesso cercato, compulsivamente, fuori dal matrimonio. Posso capire. Ma cerchino di capire anche noi, cui non dispiace l’idea che la nostra Corte di cassazione abbia fatto osservare alla loro Sacra Rota che è ora di finirla con le sentenze di nullità matrimoniale che sfondano il muro del ridicolo, laddove sappiamo tutti che si tratta di un mercato, di un paravento, di un modo per aggirare la legge italiana, non innocente e non gratis. Non recepiremo più quelle sentenze, e facciamo bene. Meglio tardi che mai. Ma guai a confondere: quando il segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, avverte che oltre Tevere si condivide il “turbamento” di Giorgio Napolitano, noi leggiamo il messaggio politico, che suona forte e chiaro.

Il Vaticano è un mondo composito e non uniforme, e basterà vedere come taluno, oltre le mura leonine, attacca il nuovo Ior (la banca vaticana) per rendersene conto. Una parte di quel mondo ha trovato ampia convenienza nel benedire i pensieri, le opere e le azioni del centro destra e del suo capo, inventore e coagulante: Berlusconi. Un’altra parte trova conveniente far osservare che non sta bene appoggiarsi e appoggiare chi pratica condotte così distanti dalla dottrina. Immagino il cielo sappia indicare loro chi altro potrebbe meglio adattarsi a quel format. Il Quirinale è meno plurale, anche perché meno affollato, ma alle prese con un problema delicato: il Presidente della Repubblica detesta Berlusconi, ma quello s’ostina a prendere più voti degli altri. Disdicevole. Non v’è chi non veda che cambiare governo in corso di legislatura, data la nostra Costituzione e la nostra legge elettorale, è operazione ad altissimo rischio istituzionale. Quindi si sono messi in testa la seguente cosa: costringiamo Berlusconi a chiedere lui il cambio di cavallo. Se lo scordino.

Siccome nessuno ha più le idee chiare, compresi quelli del governo, si scatena la guerra totale senza che si possa immaginare un serio punto di caduta. E ciò è pericolosissimo. La procura di Milano potrà cercare di dimostrare quel che vuole, ma è evidente che il risultato è insito nella premessa: la giustizia non esiste più. Berlusconi, del resto, potrà salvarsi ancora, perché in fondo il Paese è cattolico alla romana e crede nel peccato per meglio goderne, ma la capacità di governare gli sfugge dalle mani. La cosa più grossa degli ultimi mesi nasce dal fatto che i sindacati non rappresentano i lavoratori, la Confindustria non rappresenta quell’industria, e i portatori d’interessi si sono disintermediati, facendo quello che sarebbe stato, altrimenti, impossibile. C’è bisogno d’altro, per capire?

Perché il Berlusconi flagellato non perde quota elettorale? Perché in Italia ci sono quelli che inorridiscono (o fingono di) per quel che accade nei festini e quelli che vorrebbero esserci. Quasi sempre sono i medesimi Ma c’è anche tanta gente ragionevole che, semplicemente, non vede alternative. Non crede ad una sinistra che è solo antiberlusconiana. Non crede a forze politiche senza idee, proposte e personalità. Non crede a chi parla solo di Berlusconi, nel bene e nel male. Tutte comparse. Così il protagonista tiene la scena.

Quelle zolle tettoniche, allora, stiano attente nel manovrare, e si domandino quanto rappresentano nell’Italia reale, che non è quella delle redazioni silenti e compiacenti. C’è troppa gente che rotea la durlindana ed è cieca alla storia. Ci si deve fermare, per ripartire. La seconda Repubblica è oramai tossica: velenosa alla nascita e marcia all’epilogo.

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