Politica

RePressione

editoriale giacalone 9 settembre

Il crimine va represso. Non si tratta di destra o sinistra, ma dello Stato di diritto, della sua credibilità e della sicurezza. Il crimine va represso, ma il decreto varato è una cilecca annunciata. Non deve imbarazzare la repressione, è imbarazzante quella a chiacchiere. Non deve fare paura il pugno duro, è terrorizzante quello dato alla cieca.

Intanto si doveva farla finita, dicono, con i minorenni che restano impuniti. Ma dove? Mentre il governo illustrava il decreto (ancora inesistente), a Torino tre minorenni sono stati condannati a pene varianti fra 9 anni e 9 mesi e 6 anni e 8 mesi. Avevano lanciato una bicicletta e quella ha colpito e gravemente ferito una persona. Sì, vabbè, ma bisogna finirla con i minorenni usati come spacciatori di droga. Anzi, metterli dietro le sbarre serve anche a salvare la loro vita. Forse, ma non la nostra faccia. Perché quegli spacciatori ragazzini non sono una baby gang, sono uno strumento nelle mani di adulti. La domanda è: quanti ne sono stati arrestati, di adulti, e a quanti oltre allo spaccio è stata contestata l’aggravante dell’uso di minorenni? La risposta, purtroppo, ha lo stesso timbro della galera promessa ai minorenni: pochi sono in carcere a scontare la pena, dopo giusta condanna, tanti ci finiscono ben prima, per poi estinguersi nel nulla del penale intasato. Non è che le pene siano leggere, è che non funziona la giustizia. Alzare le pene serve a nulla (prego citare Beccaria e Manzoni).

E i genitori che non mandano i figli a scuola vuoi punirli soltanto con un’ammenda o non è giusto mandarli in galera? Domanda: quante ammende sono state affibbiate? Perché la cosa funziona così: nella più parte dei casi non si fa nulla, in qualcuno parte l’ammenda, il genitore sanzionato non paga, si spedisce quindi la cartella esattoriale e gli stessi che sono rauchi quando pronunciano “galera” s’esibiscono in falsetto per intonare “pace fiscale”. Con il decreto si risolve il problema, perché non ci sarà l’ammenda, ma nemmeno la galera. Il tasso d’abbandono scolastico è in Italia nell’intorno dell’11%. Naturalmente sale, fino a raddoppiare, mano a mano che si va a Sud. Ovvero dove non funzionano la scuola e la giustizia (ma neanche la sanità e via andando). Ora questa massa di genitori snaturati si abbatterà sui tribunali, giacché occorrerà pur capire se la colpa è della madre o del padre, in che misura, per cosa, in che contesto; oppure in galera ci si va su segnalazione del bidello? Posto che anche per il massimo della pena un incensurato neanche ci mette piede, in galera, i processi sarà già tanto se si concluderanno prima che gli imputati diventino nonni.

Con il decreto non è poi affatto vero che sia più facile che i minorenni finiscano in galera a scontare la pena: è più facile che ci finiscano in custodia cautelare, ovvero da costituzionalmente innocenti. Tutte queste cose il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non soltanto le sa ma le ha scritte e sostenute benissimo. Siamo tutti consapevoli che una cosa è scrivere e un’altra dovere fare e non useremmo mai la facilità del compitare per irridere la difficoltà del realizzare. Ma dopo una raffica di aumenti delle pene non può che crescere anche la pena nel vedere scemare la speranza di un diverso andazzo.

E le baby gang? Questi ragazzi sono adulti del crimine e lattanti della responsabilità. Hanno colpe i genitori, indubbiamente, ma anche la scuola che non è riuscita a comunicare loro il senso dell’autorità e l’amarezza della punizione (quando nessuno si fa male, in classe). No, la colpa non è “della società” – troppo facile – ma se si regionalizzano le scuole e si consente che in un posto si dica che non esistono voti al di sotto del 4, vuol dire che l’infantilismo sta governando. E sì, è colpa nostra, degli elettori e dei cittadini, attratti dalla falsa repressione e in fuga dalla responsabilità. È più facile che gli entri in testa un chiodo, piuttosto che il riconoscere la necessità che ciascuno sia responsabile di quello che fa. Anche votando. E questi sono i risultati.

Davide Giacalone, La Ragione 9 settembre 2023

www.laragione.eu

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