Politica

Roma kaput immondi

Ci vuole niente a passare dal dream team al nightmare staff, dal sogno all’incubo. A parte il grottesco d’usare anglicismi simulanti e atteggianti, nella citta di Albertone. Il commissariamento serve a mettere in sicurezza le istituzioni, nel caso di un incaglio del meccanismo democratico. Non serve a sostituirlo.

La legge (267 del 2000, articolo 141) elenca i casi di scioglimento anticipato, in questo caso del Consiglio comunale. A Roma ricorre il punto 3, ovvero le dimissioni contestuale della metà più uno dei consiglieri. Dopo di che prevede la nomina di “un commissario”. Si tratta di un organo monocratico, composto da una sola persona, cui si assegna il compito di reggere la baracca fino alle elezioni. Che devono tenersi alla prima data utile. Siccome i giornali sono pieni di anticipazioni sulla composizione della “squadra” di cui si doterà il prefetto Francesco Paolo Tronca, che potrebbe avere addirittura sette “vice”, e siccome leggo che la cosa viene discussa con il governo, che, nel frattempo, con decreto, sblocca finanziamenti diretti a Roma, domando: sono tutte fesserie, come spero; oppure stiamo assistendo alla nascita di una giunta commissariale, dotata di programma, ovvero alla plateale violazione della legge?

La nomina del commissario non è legata a nessuna urgenza, ma solo alla decadenza del Consiglio. Si dice: c’è il Giubileo. Obiezione respinta: a. perché c’è già un commissario al Giubileo, il prefetto Franco Gabrielli (la “badante” di cui parlava Marino), sicché non credo sia ragionevole supporre che si commissari il commissario; b. perché il Giubileo comincia fra un mese, ma finisce fra un anno, quindi, ove mai tale evento abbia un peso sulla vita democratica della capitale, induce non a prolungare la gestione commissariale, ma ad accelerare l’apertura delle urne. Senza alcun bisogno di aspettare la primavera, dato che questa fiorita immagine non è prevista da alcuna legge. Roma ha sette colli, ma non è alta montagna, si può votare anche con il freddo. Entro febbraio o marzo, a volere prendersela comoda.

E’ inquietante che, oltre alle cose ricordate, si parli di un “modello Expo”, come esemplare. Di che, dei fallimenti democratici? A parte la sciocchezza di paragonare un evento limitato, nello spazio e nel tempo, con la città detta “eterna”. Semmai si dovrebbe fare il paragone con il commissariamento di Napoli. Ma ci rendiamo conto di quel che stiamo dicendo? Data la bancarotta della politica e della democrazia, assegniamo il potere a uno, così sistema le cose. Anzi no, assegniamolo a un gruppo, così facciamo la giunta senza fare le elezioni.

Certo che la politica ha strafallito (non ci si dimentichi che, dopo anni di cogestione affaristica, è venuto giù tutto a causa di un irrisolto regolamento di conti all’interno di un partito, il Pd). Certo che le classi dirigenti di quei partiti si sono dimostrate inette, quando non abiette. Ma supporre di sterilizzare il tutto con i commissariamenti significa destinare al macero non solo la politica, ma anche la democrazia. E siccome gli interessi riemergono sempre, assegnarne la mediazione e la scelta a una sede tecnica è l’inizio della fine. Esiste un solo antidoto: il voto. Fuggirlo perché si ha la ragionevole certezza di uscirne sconfitti è il modo sicuro per avviarsi a uscire da qualsiasi stanza del potere. Oppure a restarci asserragliati con la forza della disperazione.

Inutile girarci attorno, a Roma potrà vincere una conseguenza ragionevole del morire partitico (Alfio Marchini), oppure un frutto della morte della politica (un ortottero). Ma, dal punto di vista della sana politica e di quel che resta della voglia di farla nei partiti, questi non sono gli esiti peggiori. Peggio la stolta viltà di mascherarsi dietro figure “tecniche” o da “società civile” (così, prima o dopo, candideranno direttamente Carminati, affiancato da Batman). Pessima l’idea degli squadroni prefettizi. Devono durare il meno possibile, restituendo agli elettori il diritto-dovere di scegliere da chi farsi governare. Se sceglieranno quel che c’è di più simile al loro stesso essere immondi, nell’arraffare, sporcare, moraleggiare e qualunquisticheggiare, se lo saranno meritati ed è giusto che se lo godano. La democrazia non è un sistema perfetto, ma, come disse il grande Winston, non se ne conoscono di migliori.

Pubblicato da Libero

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