Politica

Rutelli e l’esercito europeo

Avevo apprezzato le parole di Francesco Rutelli sulla questione irachena, quando affermò che ritirarsi sarebbe stato un errore. Ho poi registrato la masochistica marcia indietro, largamente sospinta dalle reazioni interne allo schieramento dove si trova, per il quale le armi si possono usare, anche senza il consenso dell’Onu (come accadde nei Balcani), ma solo a patto che al governo ci sia la sinistra, cioè i buoni.

Pertanto, contrordine compagni, ritiriamoci subito. Adesso, sempre interessato a quel che succede nella sinistra, leggo che Rutelli è favorevole ad un esercito europeo, per, dice lui, “bilanciare l’egemonia degli Stati Uniti”. E comincio ad essere disorientato.

Intanto è bene ricordare che l’esistenza di una forza militare europea, che oggi non può non essere anche una forza nucleare, svincolata dalla Nato, e, quindi, esterna ad ogni egemonia statunitense, è il succo del pensiero politico del generale De Gaulle. Lo dico non per irridere chi, a sinistra, si mostra sensibie alle profezie del vecchio Charles, ma perché la scuola democratica europea era contraria allora, ed io resto contrario oggi. L’esercito europeo ci vorrebbe, anzi, è indispensabile perché si possa parlare d’Europa, ma non si sente affatto il bisogno di portarne la forza in una sorta di competizione inter-occidentale.

Il che non significa affatto che ci si debba rassegnare ad andare a rimorchio degli Usa, anzi, al contrario, avere quelle forza militare significa anche poterla giuocare nei rapporti fra le grandi democrazie. Ma “dentro” un contenitore comune. Dentro.

Un esercito europeo, ovviamente, presuppone una comune politica estera europea. Siamo già un’Unione con una moneta unica che non è unica e che, comunque, non è espressione di un’unica politica economica. Ci manca solo che si riproduca lo stesso pasticcio ruzzando con i soldatini. L’Unione politica dell’Europa è un problema politico ed istituzionale al momento senza soluzione, ma pur sempre preliminare ad ogni forma comune dell’uso della forza.

Rutelli, poi, deve affrontare una seconda questione. Avere un esercito europeo significa anche avere maggiori responsabilità in campo mondiale. Diciamo simili a quelle che oggi pesano sulle spalle degli americani. Tenuto presente che egli stesso parla con favore dell’ “ingerenza umanitaria”, significa che avremo più militari, in più posti del mondo, con maggiori spese. Ora, di grazia, come si concilia questo con la richiesta di ritiro immediato da un’area, l’Iraq, ove l’assenza di truppe occidentali significherebbe un massacro civile, voltare le spalle all’Onu e rinunciare a difendere i propri interessi e la propria sicurezza?

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