Politica

Saggi inutili e trasformisti

Vanno per la maggiore le commissioni alla moda francese, che in salsa nostrana, con un mondo politico progressivamente più povero d’idee e personalità, suonano così: sempre gli stessi, siedono sempre agli stessi posti, capaci d’assicurare lo stesso niente. Non servono per chiamare alla collaborazione gli esperti con idee diverse, sullo stile di Sarkozy e della sua (inutile anche lì) commissione Attali, ma ad assicurare ai consigliori di sempre l’irrilevanza della sconfitta elettorale e la perpetuazione del trasformismo. Male endemico della democrazia italiana, affollata d’opposti che si congiungono.
Leggo, dunque, che il sindaco di Roma, Alemanno, ha sentito il bisogno di chiamare Giuliano Amato, ed altri a lui pari, in commissioni destinate a disegnare il futuro della capitale. Si dovrebbe festeggiare la concordia dei saggi, invece è il trionfo del sempre uguale e del parimenti inutile. Amato, come gli altri suoi colleghi, è uomo d’intelligenza raffinata, capace anche di sconsigliargli idee ferme nel tempo e desiderio di battersi per queste. Lo ricordo al fianco di Craxi, quando il leader socialista si batté contro la droga, poi lo rividi al fianco di Pannella, per la liberalizzazione degli spinelli. Sempre capace di trovare gli argomenti migliori, a sostegno di tesi opposte. Lui, come altri, è stato a lungo parlamentare e uomo di governo. Le cose che non sono riusciti a fare in una vita, ora dovrebbero suggerirle agli altri. Portano il patrimonio dell’esperienza, dalla quale hanno imparato a galleggiare senza contrastare la corrente.
La Repubblica italiana sta diventando come la Rai: vince questo o vince quello, con scontri epici e chiamate alle armi, salvo far fuori solo i coerenti e quelli con la schiena dritta, ma sempre pronti a comprendere i bisogni sgambettanti degli uni e degli altri. Il Paese che ebbe qualche grande navigatore, capace di rotte ardite e timone fermo, ora promuove i sugheri, considerando gli altri quali ripiccosi disturbatori della quiete pubblica. Come in ogni decadenza che si rispetti, ciascuno ha l’impressione d’essere eterno, garantendo la non transitorietà degli altri. Così una commissione non si nega a nessuno, come pure il blasone di “saggio”. Tale è, da noi, il sopravvissuto a se stesso, non il portatore d’idee senza interessi.

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