Politica

Salvare Rocco da Castelli

I raduni leghisti e pontidici, dal primo fino all’ultimo, oscillano coerentemente fra l’orrido ed il ridicolo. Fra i cittadini di questa Repubblica ciascuno reagisce secondo la sensibilità dei propri canoni estetici, ma fra i popolanti il mondo politico le reazioni cambiano al mutar delle stagioni.

Oggi è la sinistra a sentire offeso il senso delle istituzioni e dell’unità nazionale, cui arrecherebbero danno le forti, decise e per niente confuse parole con cui Bossi ha comunicato di avere prestato il giuramento ministeriale da cittadino padano. I signori della sinistra hanno un rapporto conflittuale con il passato, che tendono a dimenticare per evitare il dolore di averlo vissuto e, come i vecchi che superano la soglia del rimbambimento, tendono a privilegiare, nella dimenticanza, il passato recente. Se così non fosse essi ricorderebbero di avere inneggiato alla Lega “costola della sinistra” nel mentre la medesima fondava un improbabile parlamento del nord, distribuiva incarichi per il governo del nord, e riuniva tali alti consessi per proclamare scoccata l’ora della secessione.

Sono queste le cose che mi fanno preferire alla nobiltà del bipartisan la truce trivialità dell’antipartisan. Già, perché uno dei segni più evidenti del dramma in cui è stata gettata la nostra vita politica sta nel fatto che uno così, a suo tempo isolato, se lo sono litigato.

E visto che siamo in tema di fini sensibilità istituzionali, di valori violati e di nobili idealità nazionali, mi colpisce e mi preoccupa che nessuno abbia voluto levare la propria voce per fermare il ministro guardasigilli (ditegli di non fissare in quel modo la ceralacca), Castelli, nel suo annunciato proposito di eliminare quel che rimane del codice Rocco. No, su queste cose non si scherza: cancellare l’eredità fascista del codice Rocco e salvare solo l’eredità di sinistra della legislazione emergenziale? Ma siamo pazzi? Così facendo verrebe soppresso anche il ricordo del garantismo. Giù le mani dal compagno Rocco.

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