Politica

Santoro e i fessi

Non intendo portare il mio contributo all’arricchimento di Michele Santoro, in soldi e fama, anche perché la sua condotta comincia a far scuola. Ci son cose più serie, di cui occuparsi. Scrivo di questa vicenda, però, perché c’è un limite alle corbellerie che si possono dire e agli errori che si possono fare. E ce n’è per tutti, per chi lo ha avversato e per chi, come la sinistra l’ha sopportato appoggiandolo a denti stretti, e ora lo scarica, con gran sollievo. Quello più saggio è lui, Santoro, che pensa a sé stesso, alla grande.
Ho letto, avendolo sostenuto anche Lucia Annunziata, che della Rai fu presidente, che l’uscita di Santoro sarebbe una gran perdita, perché lui è una star e porta un sacco di pubblicità. “Letteralmente mantiene Rai2”. Faccio presente che esistono ancora le leggi, e in quella che regola la Rai si trova scritto che l’introito pubblicitario non può superare quello del canone. In termini di mercato, avendo la Rai un affollamento pubblicitario più basso di quello delle televisioni private, porta ad una diminuzione del costo degli spot, perché l’azienda non può incassare più di tanto, quindi divide il tetto per gli spazi disponibili. Messe così le cose, né Santoro né altri portano un accidente. Lo stesso giornalista, del resto, lavorò per Mediaset, televisione indubbiamente commerciale, dovendo fare i conti con le interruzioni pubblicitarie. Ebbe molto meno successo e se ne andò, non per dignità e ripulsa, ma perché ripreso in Rai, chioccia generosa e non rancorosa.
Si può cogliere l’occasione, comunque, per promuovere una bella operazione trasparenza: pubblicare i conti di tutte le produzioni Rai, con relativo elenco degli appaltatori esterni e dei loro fornitori. In questo modo si potrebbe scandagliare un bacino succoso, e vedere se qualche sponsor non paghi i costi di produzione, e in cambio di che, in tal modo accendendo un faro sull’eventuale aggiramento della legge. In ogni caso, quanto meno, si potrebbe constatare quanto gli italiani tengono alla famiglia e quanto sono devoti alle amicizie, con tanti saluti ai non parenti e ai non amici.
Pier Luigi Bersani si rammarica per una cosa diversa, nel disperato tentativo di parlare la lingua della modernità: “non si manda via un fuoriclasse che fa quegli ascolti”. E’ vero, non si fa. Ma a patto d’essere una televisione commerciale, non un servizio pubblico. L’indice d’ascolto è un parametro severo, che non può essere ignorato da chi guadagna in ragione di quanti spettatori riesce a vendere agli inserzionisti. Al contrario, diventa un parametro di stupidità pura, se non commisurato ai soldi che s’incassano, perché sancisce il dominio culturale, non commerciale, dell’audience. Forse la sinistra ha bisogno di tornare un po’ ai propri classici, o, in alternativa, di buttarsi ai piedi di Fiorello.
Quello con le idee chiare è Beppe Grillo: “Ora non c’è più nessuna giustificazione per continuare a pagare il canone”. A me sembrava mancassero già prima, ma, comunque, grazie per avere ricordato agli italiani che i bei soldoni con cui Santoro se ne va escono dalle loro tasche.
Tutto questo capita perché il furbo salernitano, già maoista, già parlamentare europeo della sinistra, è riuscito in due operazioni. Una facile: fare l’antiberlusconiano e rubare spazio alla sinistra. L’altra più ardita: farsi pubblicamente detestare da Silvio Berlusconi in persona. Il che, da parte di Berlusconi, non è affatto ragionevole, perché Santoro è un mastice del berlusconismo, un benemerito della faziosità, un milite della contrapposizione, uno, insomma, che bisognerebbe tenerselo e coccolarlo. Per non parlare di Serena Dandidi, cui anche il presidente del Consiglio ha dedicato le sue negative attenzioni e che, invece, è una maestra del tafazzismo di sinistra. Per giunta simpatico. Insomma, ma ve lo ricordate il Francesco Rutelli di Corrado Guzzanti, recitato alla maniera di un Alberto Sordi rintronato? O il Massimo D’Alema della sorella Sabina, che oggi tanto deve alla campagna pubblicitaria fattale da Sandro Bondi? Non ci vuole un genio per capire che quella satira taglia le carni della sinistra, mentre fa, sì e no, il solletico alla destra. (Al contrario, è su Canale 5 che è stato trasmesso il Checco Zalone più urticante, ove il passaggio più blasfemo consisteva nel mettere la Daddario sulle note di Marinella).
E lo stesso Santoro, cosa credete che stesse facendo? Traslocava voti e ascoltatori dal partitone di sinistra al dipietrismo, al travaglismo, al grillismo. Un elettore di centro destra che lo guardava esibirsi poteva, al più, farsi venire dei dubbi, porre delle domande. Ma un elettore di sinistra cominciava a sbuffare e scalpitare, incavolandosi nero contro dirigenti incapaci di cantarle chiare, come Santoro sapeva fare. Quindi, chi trae veramente vantaggio, dalla chiusura di quelle trasmissioni, è Santoro, altrimenti costretto ad alzare continuamente la posta, fino al delirio. Chi ne è veramente danneggiato è Berlusconi, che non solo perde un propagandista efficace, ma gli tocca pure far vedere che la Rai, con i vertici da lui voluti, scuce dobloni per accontentarlo. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
E di Santoro, che dire? Ho letto che ha ripetutamente parlato del “mio pubblico”, dimostrando che la telecamera può far l’effetto di un balcone, affacciato su Piazza Venezia. Ricordo che una povera annunciatrice, sempre in Rai, fu maltrattata perché, piangente, si permise di dire che quella era la sua ultima apparizione in video. Qui s’è concesso un comizio, durato un tempo di cui non dispone nessun altro. Senza contraddittorio e strapagato. Più che un genio Santoro, mi sembrano fessi gli altri.

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