La salamoia (saor in veneziano) avanza, ma non agguanta solo le sardine, ci siamo dentro tutti. Da troppo. L’iniziativa, partita da Bologna, è stata attaccata con argomenti insensati e appoggiata non diversamente. Sfugge il nocciolo, che non riguarda una parte, ma il tutto.
Non si manifesta, dicono gli antipatizzanti, contro l’opposizione (ovvero Salvini). Dimenticano che quell’opposizione era al governo fino alla settimana scorsa e promette di tornarci appena possibile. Dimenticano che si manifesta pro o contro quel che si crede, mica solo contro il “potere” (pregiudizio che dimostra il timbro sessantottardo in capo a chi pretende d’esserne il critico). E dimenticano che dal governo Salvini organizzava manifestazioni contro le Ong, che potremmo comodamente collocare all’opposizione.
Bella Ciao e l’evocazione resistenziale commuove i simpatizzanti, nostalgici dell’antifascismo, glorificando i manifestanti d’oggi. Se conoscessero la storia e la reale insidia culturale del fascismo, se non fossero così ottusi da credere che ancora esistano “partigiani d’Italia”, s’accorgerebbero di alcune somiglianze fra quella ventata che distrusse l’Italia e quel che frulla loro per la testa. A cominciare dalla voglia di radicalizzazione e dal credere che la legittimità stia nelle piazze e non nelle urne.
I sei punti programmatici, si fa per dire, letti in Piazza San Giovanni aiutano molto a capire. Vanno presi sul serio. E con preoccupazione. La vedo così: le sole due piazze che si riempiono certamente organizzate, ma con partecipazioni spontanee e massicce sono quelle di Salvini e delle sardine ed entrambe si definiscono per negazione e contrapposizione. In entrambe i casi, senza scomodare Eugenio Montale, conta quel che non si vuole essere e non quel che si è e chi ci si trova accanto. Tanto che si traballa quando si entra nel merito di un quale che sia problema.
Esempio: l’immigrazione. Cinque dei sei punti sardineschi rientrano nel genere: non mettersi le dita nel naso e non produrre flatulenze in pubblico. Giusto, ma non particolarmente significativo. Il sesto dice: cancellare il decreto sicurezza. Fa anche parte del programma di governo, ma non vuole dire niente. Ma proprio niente, salvo accedere all’assurda commedia di porti chiusi porti aperti, volemose bene o volemose male. Salvini, del resto, varava quel decreto nel mentre scriveva (Documento di economia e finanza) che in Italia c’è bisogno (bisogno) di 165.000 immigrati in più ogni anno, tutti gli anni. S’ammicca in un senso e si marcia nell’altro. Il nulla, ma solo per far vedere che si è contro: prima l’immigrazione e poi contro i contro. La realtà, i dati, la sostenibilità, la praticabilità, il fatto che gli emigranti superano largamente gli immigranti è tutta roba che disturba la scena, sicché si cancella.
Le sardine sono refrattari ai simboli di partito, modello 5 stelle. Poi in Emilia Romagna fanno campagna per Bonaccini. Più che legittimo, salvo essere diverso dalla premessa (meravigliosa la sarda bolognese che si dice anarchica e delusa da Bertinotti, passando dal saor al fritto misto!). Anche Salvini, però, ascese contro tutto quel che veniva prima, compresa la coalizione di partiti di cui faceva (fa?) parte. Insomma, per tutti costoro, il passato è uno schifo da ripudiare, anche se ne sono parte, e il futuro è minacciato dagli “altri”. I quali “altri” sono la sola cosa con cui ci si definisce. Contro, appunto. Che non si sia stati mai così ricchi, longevi e sani è un fastidioso dettaglio da cancellare, perché s’insegue il ringhio di chi vuole votare per continuare ad avere senza dovere dare, portando questo delirio a sentimento nazionale: vogliamo continuare a spendere indebitandoci senza che ci si faccia osservare che il costo del debito assorbe l’aumento della spesa. Tutti alla ricerca di un nemico cui addebitare l’impossibilità di prolungare lo Stato assistenzialclientelare. E la salamoia avanza, rabbiosamente avversa alla complessità del conoscere per deliberare, inconsapevolmente nostalgica di Remo Gaspari. Che, per loro fortuna e a loro disdoro, neanche sanno chi sia stato.
DG, Formiche 16 dicembre 2019