Politica

Saviano ed i Nobel

Chi firma gli appelli, con i soliti Nobel in testa, in difesa di Saviano, che vuole ed a chi si rivolge? Difendiamolo, ma da chi? E che c’entra la democrazia? Roberto Saviano è molto bravo, il suo libro è assai ben scritto (il film mi piace meno), solo che rischia di cadere in un terribile paradosso: dopo avere descritto e denunciato la penetrazione strutturale della camorra, la sua economia delle baracche e dei veleni, la sua osmosi con l’umanità che la circonda, finisce con il diventare la bandiera della solita tiritera qualunquista, secondo cui la colpa è sempre dello Stato (che protegge Saviano) e mai delle singole persone o delle collettività.
Il caso Saviano non ha nulla a che vedere con quello di Salam Rushdie. Il secondo è perseguitato da un governo, per ragioni di fanatismo religioso. Si può parteggiare per Rushdie anche se si è musulmani. Saviano è minacciato di morte da degli stracciaculi assassini, pericolosi perché invasati e privi d’intelligenza, a loro volta espressione di vasti territori fuori dal controllo dello Stato, capaci di produrre ricchezza criminale che poi inquina il mercato. Non c’è nulla da salvare, nel fenomeno camorrista, come in nessuna altra mafia. Non ci sono tracce culturali od antropologiche da preservare. C’è solo da combatterle con le armi del diritto, sperando di sterminarle, cancellandole dalla realtà. Per farlo occorre la forza della legge, la forza della repressione, ma anche la forza della convinzione, che indichi a quanti vivono nell’indotto camorrista e nelle zone in quel modo controllate la reale alternativa. Certo, occorre liberarsi di quella classe politica che ha fatto finta di non vedere, che ha riempito le cave di veleni e le strade di spazzatura, ma senza dimenticare che quei politici sono anche i più votati.
I Nobel e gli scrittori di fama, invece di dire fesserie sulla democrazia in pericolo, vengano in queste zone a battersi con la gente per bene. Ce n’è e merita di sapere che ribellarsi è possibile, oltre che giusto. Saviano è stato un fotografo eccellente, cerchi ora di non attardarsi nelle pose, di non prestarsi alla tesi camorrista secondo cui ogni cambiamento è impossibile. La sua vita gli appartiene, naturalmente. Vale la stessa cosa per gli altri campani, che rassegnandosi muoiono e lasciano morire.

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