Se cade il nazareno cade la legislatura. Il nazareno è il momento fondante del governo Renzi, anche se uno dei contraenti non fa parte della maggioranza. Se scricchiola il patto si spezza il governo. Dopo possono succedere diverse cose, nessuna esaltante. Può affermarsi un trasformismo più impudico di quello che già impera. Può esaltarsi il ribellismo antieuropeo, a guida governativa, per mascherare conti economici campati per aria. Quel che non può succedere è che prenda piede un equilibrio utile e duraturo. A chi vede l’asse fra renziani e ortotteri suggerisco la lettura di quel che si chiede Luigi di Maio, pentastellato vice presidente della Camera, propugnante l’accordo: “se (per il Quirinale n.d.r.) il Pd avesse condiviso Gino Strada o Stefano Rodotà, che Italia ci sarebbe ora?”. Preferisco non pensarci, in ogni caso non ci sarebbe Renzi. Cosa che per il leopoldo pesa.
La sorte della professoressa Stefania Bariatti è esemplare. Posto che Forza Italia ha fatto tutto il possibile per recarsi danno, cambiando candidati nel mentre reggeva il gioco di Renzi, che non voleva Luciano Violante alla Consulta. Posto che la qualità delle candidature si è fatta sempre più eterea, e non mi riferisco ai curricula, ma al fatto che pochi fra i viventi hanno idea di quali idee sostengano candidati ed eletti. Se ne sostengono. Posto ciò: senza il nazareno il centro destra non eleggerà alcun giudice costituzionale. Sono convinto che sia stato un sacrificio cercato, cui hanno fatto da sponda le dichiarazioni governative circa riforme costituzionali ed elettorali senza nazarena condivisione. Ma lo spettacolo è chiaro: un centro destra che si radicalizza è destinato alla sconfitta, favorendo l’altrui vittoria. E’ stato messo in scena perché i malpancisti riflettano sul digiuno.
Ma ve lo figurate lo schieramento che espresse i governi Berlusconi, il cui ministro dell’economia era Giulio Tremonti (assai ben voluto dalla Lega), cavalcare il “no euro”? Un delirio: anni passati a fare avanzi primari e compressione delle spese per accorgersi poi che era tutto sbagliato? Semmai, all’opposto, il ruolo della destra dovrebbe essere la difesa del risparmio e della borghesia, il che comporta non solo opporsi a nuove tasse, ma anche respingere la raspatura brutale che comporterebbe un debito contabilizzato in valuta dialettale. Si capisce che certe cose le dicano quelli di Tsipras, o lo spagnolo Podemos, ma loro stessi considererebbero un’offesa essere definiti moderati, o conservatori.
Si guardi quel che è successo negli Stati Uniti: fin quando i repubblicani si radicalizzavano, in economia e in richiami religiosi e tradizionalisti, democratici già deboli vincevano le elezioni; quando è cambiata la musica, mettendo gli estremisti in seconda o terza linea, l’opposizione ha preso la maggioranza al Senato e al Congresso. Ma mica hanno riproposto la zuppa del passato, mica si sono affidati al ritorno del sempre uguale. Le lunghe agonie non sono esaltanti. Da noi, con un capo del governo e segretario del partito di sinistra che galoppa verso il centro, che gode nel far vedere che 500 persone pagano 1000 euro per cenare con lui, il più folle dei regali consiste nel ripiegare sulle mura identitarie. Magari strizzando l’occhio alla Cgil, tanto per apparire furbastri e incoerenti.
La disciplina dei parlamentari del Pd è garantita dalla consapevolezza che non saranno manco candidati, se alzano la cresta, e i fuoriusciti dalle fila grillesche possono offrire un supporto senatoriale, all’occorrenza. Renzi può reggersi su ciò? Bubbole. E’ troppo bravo per non capirlo. Tirerà la corda, fidandosi del fatto che se si romperà si andrà a votare, e se resterà sana c’insalsiccerà dissidenti e oppositori. Ma non all’infinito, perché i numeri dell’economia non ammettono repliche e hanno una tempistica ravvicinata. Le manovre in deficit per regali elettorali non reggono.
No, il problema non è il nazareno, ma il suo punto di caduta: se si deve governare, lo si fa in accordo, cambiando quelle manovre; se si deve votare, anche quello lo si fa in accordo, convergendo nel divergere. Al momento va in scena questo secondo film. Durante l’intervallo, però, suggerisco agli strateghi di ragionare sul sistema elettorale. Perché la proposta Renzi è perfetta per assicurargli la durata prima e la vittoria dopo, ma c’è una proposta, del Pd, che avrebbe esiti opposti: quella di Roberto Giachetti, che chiede il ritorno al mattarellum (modificato). Se Renzi fosse a destra, non esisterebbe a imbracciarla.
Pubblicato da Libero