Vedo che la notizia del sorpasso spagnolo, nella gara del reddito, è stata archiviata in fretta, spazzata sotto al tappeto. Reazione debole e smemorata: quando l’Italia superò l’Inghilterra, all’inizio degli anni ottanta, si aprirono spazi di politica internazionale che contribuirono a consolidare la crescita del Paese, si confermò l’estinguersi del terrorismo brigatista, si aprì una stagione di benessere, non solo materiale. Allora noi italiani facemmo emergere parte dell’economia sommersa e dimostrammo la vitalità di un sistema. La signora Thatcher masticò amaro, ma già era avviata la stagione delle riforme inglesi, poi continuata da Blair, dimostrazione che un grande Paese può subire delle crisi, ma riesce a superarle. Questo è il nostro problema d’oggi: ci passano avanti e restiamo imbambolati, incapaci di correggere le storture che ci troncano le gambe.
Probabilmente molti cittadini si sono abbondantemente scocciati di sentir parlare della politica politicante, del sistema elettorale, delle riforme che non si fanno. Ci si è stufati anche del continuo cadere d’un governo che non cade. Ma è proprio l’immobilismo ad avvelenarci, è la convinzione che ci si possa permettere di tirare a campare, mentre anche la Grecia ha acceso la freccia ed accelera. Paghiamo la benzina più cara d’Europa, pagheremo di più le autostrade ed i treni, continuiamo a pagare tariffe assurde ad Alitalia, in compenso presto ci fermiamo tutti perché sarà l’ennesimo sciopero dei trasporti. Resteremo ancora inchiodati, come lo siamo stati per i tassisti, i camionisti, e come accadrà per ogni interesse che abbia la forza di minacciarci. E nessuno fa niente, tratte biascicare parole inutili.
La scena politica è vuota d’idee e colma di galleggianti. Magari si sacramenta, ma non si vede la via d’uscita, l’alternativa. Così l’Italia s’incattivisce, degrada, perde fiducia e ciascuno cerca di profittare fin dove può, senza più credere ad un disegno collettivo. La mancanza di politica vera guasta i rapporti sociali e disgrega le istituzioni. Berlusconi e Veltroni, non estranei a questa realtà, sembrano aver capito il pericolo, sembrano vedere il baratro. L’interesse collettivo è che siano costretti ad andare avanti, consegnando Prodi ed il bipolarismo del non governo al museo degli orrori passati.