Politica

SContare

editoriale giacalone 17 ottobre 2023

Due elementi aiutano a capire i contorni della legge di bilancio, che il governo ha approvato ieri. Due elementi che segnalano prudenza e continuità. Considerate positive. Ma segnalano anche resa, che positiva non è.

Lo sforzo del governo è stato quello di rendere possibili provvedimenti che compensino la diminuzione del potere d’acquisto. Una diminuzione che colpisce tutti, ma non essendoci soldi per tutti – e se anche ci fossero non è inseguendo l’inflazione che si risolve il problema, semmai mettendo mano alla concorrenza – si va incontro ai redditi più bassi. Accanto a questo si prova a sgravare fiscalmente le aziende che assumono di più e le donne che fanno più figli. Tale sforzo ha dovuto scontare i vincoli di bilancio (ed è bene), contando un deficit maggiore (ed è male), ma non esagerato. Quindi le maggiori spese dovevano essere compensate il più possibile da maggiori entrate, ed è qui che si trovano i due elementi: il taglio della spesa e il taglio delle detrazioni fiscali.

Data la cattiva sorte della revisione della spesa, alias spending review, vista l’incapacità anche solo nell’accorpare significativamente le centrali d’acquisto, ora si stabilisce che ove ciascuna amministrazione, ministeri e anche enti locali, non riesca a fare quella revisione la spesa sarà comunque ridotta del 5%. Si tratta di quei “tagli lineari” contro cui tutti hanno, a turno, detto di tutto, salvo non riuscire a fare altro. Questo genere di tagli ha due difetti: il primo è che non distingue fra spesa utile ed inutile, il secondo è che non brilla in credibilità, sicché i guai arrivano a consuntivo. Ma c’è un terzo aspetto, curioso: quel che il governo ha stabilito somiglia molto alla clausola tedesca sul nuovo Patto di stabilità europeo, che il governo avversa, ovvero: si negozia un risultato, in termini di riduzione del deficit o del debito, ma ove non lo si raggiunga si procede automaticamente al taglio di una quota (si ragiona sullo 0.5%).

Significativo il passaggio relativo alla spesa sanitaria, laddove il presidente del Consiglio ha rivendicato con orgoglio che lo Stato non ha mai speso tanto per la salute, negando che ci sia stato alcun “taglio”. Poi ha aggiunto che è un “giochino” valutare la spesa sanitaria in relazione al Pil. Vorrei essere solidale, avendo per anni preso insulti nel ricordare l’evidente, ovvero che la spesa sanitaria è sempre stata crescente in assoluto (salvo un paio di brevi parentesi). Ma lo è e ancora sarà anche il debito pubblico, sicché per farlo scendere, anche nei conti di questo governo, si usa il peso percentuale rispetto al Pil. E non è un giochino. Quella spesa andrebbe controllata e riqualificata. Rinunciarci è una resa.

L’altro posto dove si vanno a prendere soldi sono le tasche degli italiani. Anche qui ci sono elementi di continuità con il passato, ma nel continuare a considerarsi sconfitti dall’evasione fiscale. Già c’era una soglia di redditi, 120mila euro annui, oltre i quali precipitavano le possibilità di detrazione, ora la soglia scende a 50mila. Qui le cose si fanno tristi, perché se si guarda l’insieme delle dichiarazione dei redditi se ne deduce che non si sta gravando su una minoranza di ricchi, ma su una minoranza di onesti. Senza contare che considerare più che benestanti, per non dire ricchi, i redditi oltre i 50mila lordi l’anno è a dir poco fantasioso. L’impressione è che si abbia il generalizzato costume di mentire al fisco e poi credere alla bugia, talché redditi onestamente bassi finiscano con il sembrare tanto alti da meritare una punizione. Una zampata.

Ciò senza contare che gli sgravi fiscali fatti a valere su aggravi fiscali (perché questo sono le mancate detrazioni e l’eventuale non adeguamento all’inflazione delle pensioni “alte”), così come gli sgravi fatti in deficit, sono una presa in giro. Ma, ed è questa la cosa preoccupante, non siamo più difronte a governi che prendono in giro i cittadini, ma che sono costretti a prendere in giro sé stessi e a crederci pure.

Davide Giacalone, La Ragione 17 ottobre 2023

www.laragione.eu

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