Dell’epico scontro fra Matteo Renzi e il rigorismo tedesco, incarnato per l’occasione da Manfred Weber, della dura battaglia che ha infiammato le prime pagine dei giornali italiani, non c’è traccia nella stampa europea che conta (non la leggo tutta). Sapete perché? Perché non c’è stato. Da qualche parte si trova Telemaco (pare che Silvio Berlusconi ne sia seriamente preoccupato, che questa storia del figlio che raccatta le amanti del padre lo abbia scosso), c’è vaga traccia delle licealate, ma lo scontro no, non lo si racconta.
Abbiamo già documentato come la sola flessibilità possibile sia quella già prevista dai trattati, essendo chiacchiere dialettali tutto il resto. Renzi ha detto che l’Italia non cerca né sconti né scorciatoie, e, del resto, non ha mai chiesto di potere sforare il deficit, avendo più volte ribadito (giustamente) il contrario. Quindi la questione neanche si pone. Weber ha detto che “i debiti non creano futuro, lo distruggono”. Noi ne siamo la prova vivente: paghiamo più di 80 miliardi l’anno di interessi e se sforassimo di un punto il deficit ne avremmo a disposizione solo poco più di 15 (che l’anno successivo diventano ulteriori debiti). Sicché, dopo avere criticato per anni l’atteggiamento dei tedeschi e il loro ingiusto vantaggio nell’importare credito, sottoscrivo l’affermazione di Weber.
Quale sarebbe lo scontro? il ricordo che i tedeschi sforarono il parametro del deficit? A parte che questo avvenne con un loro debito pubblico alla metà (in rapporto al pil) di quello italiano, ciò accadde proprio mentre avviavano riforme profondissime del mercato del lavoro, pagandone il prezzo sociale. Non dico Angela Merkel, che oramai sembra una colombina, ma lo stesso Wolfgang Schäuble, ministro dell’economia tedesco e falco per sua diretta soddisfazione, non fa che ripetere: avviate le riforme e godrete della flessibilità prevista nei trattati. Ha anche aggiunto: se chiedete all’Unione europea di preoccuparsi dello sviluppo e dell’occupazione, mi spiegate perché non usate tutti i fondi a questo indirizzati e a voi destinati? Bella domanda. Intanto continuiamo a versare 17 miliardi l’anno nelle casse europee, ritirandone poi 12. Senza contare i soldi trasfusi nel fondo salva stati, che superano i 50 miliardi.
Forse si dovrebbe chiedere al governo tedesco di affermare che considera un male la sopravalutazione dell’euro, il che indurrebbe i mercati ad attendersi una discesa, così propiziandola. Magari, su questo, potrebbe anche esserci uno scontro. Ma non lo abbiamo neanche chiesto.
I giornali italiani, allora, hanno avuto le allucinazioni? In gran parte sì. In altra parte deglutiscono e stampano omogeneizzati già preconfezionati. E, comunque, quella scena, raccontata senza che sia accaduta, serve a due cose: a. preparare una scusa per il risveglio, quando i conti si dovrà pur farli; b. impostare la campagna elettorale di Renzi, che farà impallidire la richiesta dei berlusconiani di una commissione d’inchiesta sulle colpe straniere nella crisi di governo italiana (2011). Questa volta si passerà alle colpe senza neanche l’inchiesta. Sulle orme del padre e a sue spese. Prima che Telemaco salpi, avvertite la Circe di andare dal parrucchiere.
Pubblicato da Libero