Politica

Se condannano Berlusconi

Se fosse condannato, il Presidente Berlusconi non dovrebbe dimettersi. Gli argomenti utilizzati da Francesco Cossiga per sostenere il contrario sono seri e forti, tanto da indurci ad un’istintiva condivisione, ma sarebbe un errore, anzi, la premessa di una tragedia politica. Ecco perché.

Se giungesse una condanna da Milano, dal processo per il caso SME, su di essa si potrebbe a lungo discutere ed a me sembrerebbe del tutto illogica e falsante la storia stessa della SME. Comunque sarebbe una condanna in primo grado e, come tale, non farebbe venire meno la presunzione d’innocenza. Questo, sostiene Cossiga, e non a torto, vale per qualsiasi cittadino, ma non per chi guida il governo. In questo caso la condanna di primo grado sarebbe un tale colpo alla persona da ripercuotersi in un danno all’intero Paese. Ciò imporrebbe la necessità delle dimissioni.

Ma noi viviamo in un sistema politico (sia pure illusoriamente) maggioritario e bipolare, e Silvio Berlusconi è l’indiscusso leader della maggioranza, dello schieramento, cioè, che ha vinto le elezioni. Se venisse disarcionato per via giudiziaria e decidesse di dimettersi, non si troverebbe nessuna maggioranza parlamentare alternativa con la quale reggere un governo. Le componenti politiche del centro destra non avrebbero alcuna possibilità, né convenienza, di separare le proprie sorti da quelle di chi le ha guidate alla vittoria e, pertanto, il Presidente della Repubblica dovrebbe prendere atto della situazione e sciogliere le Camere.

Si aprirebbe una nuova campagna elettorale incentrata sulla giustizia. Una simile competizione, ne sono convinto, vedrebbe la sinistra certamente perdente. Anzi, perdente con incolmabile svantaggio. E qui comincia la tragedia. Già, perché il condannato, il dimissionario, si troverebbe ad essere ricollocato al suo posto dal voto popolare. Il voto popolare contro una sentenza. Il de profundis dello Stato di diritto.

Non credo affatto che il consenso popolare, l’essere stati votati, metta in una condizione d’estraneità rispetto al procedere dei Tribunali ed al corso della giustizia, ma si deve esser ciechi per non vedere che in quel caso ciò è esattamente quel che succederebbe.

Se la politica abitasse ancora dalle parti della sinistra troverebbe colà la forza necessaria per sventare un simile pericolo. Di questo Cossiga è consapevole, sembra esserlo meno di quali potrebbero essere le conseguenze di un gesto, le dimissioni, apparentemente giusto, ma concretamente nefasto.

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