Politica

Se il Quirinale la spunta

Ammettiamo l’ipotesi, perché no?, che il Quirinale la spunti: non si sciolgono le Camere e si tira avanti. Sarà bene mettere in chiaro, con il dovuto anticipo, quel che succederebbe. Il governo Prodi è comunque arrivato al capolinea, così com’è è già morto da un pezzo. Quindi si cambia governo. Quale? Non importa, è quasi irrilevante.
Può capitare che Prodi succeda a se stesso, dimezzando i ministri e mandano al diavolo gli alleati che gli rompono le scatole. Può invece arrivare Marini, che si prepara dall’inizio della legislatura. Si può anche assistere al suicidio di Draghi o all’inutile passaggio di Monti. Non è così rilevante, perché una cosa è certa: non sarà un governo retto da un’alleanza trasversale, non avrà una maggioranza diversa da quella di Prodi, semmai qualche integrazione, qualche volenteroso resistente contro l’ipotesi di rimettere in gioco il proprio seggio. Con questa roba qui si dovrebbero fare le riforme, il che è impossibile.
Per fare una riforma seria del sistema elettorale occorre spaccare le due coalizioni, scegliere fra la sopravvivenza dei piccoli (non necessariamente estremisti alari) e l’approdo al bipolarismo maggioritario. In un caso come nell’altro il governo cade. Non parliamo poi delle riforme istituzionali. Quindi si deve puntare su delle riformicchie, robetta priva di sugo, bassamente propagandistica. Che so? Le preferenze. Il che, però, non reggerebbe all’impatto del referendum.
Visto che il Quirinale sarebbe il principale sponsor di questa roba, tocca allo stesso colle bussare alla porta di fronte e disinnescare la mina, per mano della Corte Costituzionale. Un lavoro sporco, ma utile. A quel punto la navigazione riprende, rintontonendo gli italiani sul presunto rinnovamento in atto. Dirà qualcuno: il gioco non può riuscire, perché la stampa, fattasi critica, farebbe sentire la sua voce. No, non è così: questo tipo di soluzione risponde perfettamente all’idea che la politica è meglio non conti niente, che il governo sia un soprammobile, che il mercato sia lasciato libero di far fare gli affari a qualcuno, consentendogli di svendere quel che ancora rimane. E sono gli stessi gruppi che controllano la stampa. La Rai passerà mesi ad occuparsi di nove consiglieri d’amministrazione che non contano nulla e Mediaset sarebbe neutralizzata dal fatto che ogni critica verrebbe messa nel conto della stizza proprietaria, così come ogni lode di un possibile accordo raggiunto con la medesima.
Ci dirigiamo verso l’estate lasciando libera la pressione fiscale di taglieggiare i contribuenti onesti, mettendo nel conto che la destrezza ed il darwinismo spingeranno alcuni a diventare o restare disonesti. Il disagio sociale non troverebbe più cantori e alimentatori, che ove esistessero sarebbero spenti dal silenzio dei media, e, comunque, provvederà la spesa pubblica a diffondere morfina.
Se il Quirinale la spunta, insomma, succedono due cose che, tutto sommato, non sono neanche delle portentose novità: l’Italia continua a scivolare verso il basso e la Costituzione sarà carta utile per più immediati bisogni.

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