Quanto dura un semestre? Non è una domanda così priva di senso, come sembra. Perché leggo da tutte le parti che il presidente della Repubblica intende dimettersi al più presto, ma comunque non prima del 13 di gennaio, quando finirà il semestre italiano di presidenza dell’Unione europea. Quel vincolo ha influito non poco nelle vicende interne italiane, anche precipitando la già conclamata crisi del governo Letta. Ora si suppone che impedisca all’uomo del Colle un abbandono già annunciato e, quindi, in gran parte consumato. Allora: è vero o no che il semestre italiano termina il 13 gennaio? La risposta è: no, è falso. Il semestre iniziato il primo luglio del 2014 termina il 31 dicembre. Non solo è del tutto ovvio, visto che un semestre dura sei mesi, ma è anche scritto, chiaro e tondo, nel sito ufficiale della presidenza italiana.
Né potrebbe essere diversamente, visto che il primo di gennaio inizia il semestre di presidenza affidato alla Lettonia. Né si può in alcun modo derogare, visto che nel 2007 è stata introdotta una modifica ai trattati, facendo nascere la presidenza a trio, vale a dire una programmazione per tre semestri. Il trio attuale è cominciato a luglio, con l’Italia, procede con la Lettonia, che lascerà il 30 di giugno, per passare la mano al Lussemburgo, che presiederà fino al 31 dicembre 2015. Se fosse vero che il semestre italiano si chiude il 13 gennaio ne deriverebbe che il semestre successivo dura meno di sei mesi, il che comporterebbe una monumentale violazione dei trattati. Ergo: è una sciocchezza.
Quando l’Italia assunse la presidenza il capo del nostro governo, Matteo Renzi, fece il discorso programmatico, al Parlamento europeo, il 2 luglio. Quel che capita, adesso, è che il primo o il 2 di gennaio sono date tradizionalmente destinate ad altro, sicché i discorsi di chiusura e apertura sono stati programmati per il 13. Tutto qui, nulla di più. Dal punto di vista sostanziale, inoltre, il semestre italiano è finito già la settimana scorsa, con l’ultimo Consiglio.
E allora, perché tutti i giornali italiani continuano a scrivere che il semestre termina a metà del prossimo mese? Perché l’attitudine branconesca dei giornalisti desta invidia alle greggi e agli stormi. Viviamo in una stregata valle dell’eco: uno dice una cosa e gli altri tutti a ripeterla. Quel che conta è non solo la realtà, ma il fatto che, dalla mezzanotte del 31, non solo inizia il nuovo anno, ma il nostro presidente della Repubblica non è più il presidente del Paese che detiene la presidenza di turno. Poi, per carità, ciascuno può inventarsi i vincoli che crede, tanto più che le dimissioni sono un atto volontario e non dovuto, sebbene ripetutamente annunciato. Ma è da quel momento che le dimissioni smettono di avere rilievo altro che interno. Un minuto dopo ci si ritrova nel campo della fantasia. Per non dire delle fanfaluche.