Politica

Senza politica estera

Prodi non ha sollecitato gli iraniani a farsi mediatori fra Israele ed Hezbollah, e vabbe’, meglio così. Però vuole che i soldati italiani vadano a mettersi nel mezzo, fra i fuochi della guerra, ed il ministro degli esteri, l’equivicino D’Alema, li metterebbe anche a Gaza. Questi due hanno superato il limite, mentre il governo non ha più nulla di simile ad una politica estera. Vediamo nel merito.

I soldati italiani si trovano già in Afghanistan, sotto le bandiere dell’Onu, ed è sempre con un mandato Onu che svolgono una funzione di pace in Iraq. Sappiamo tutti che la maggioranza sta facendo i salti mortali per votare il rifinanziamento senza spappolarsi. In queste condizioni Prodi può permettersi di parlare di caschi blu al confine libanese per la sola ragione che tale decisione non è all’ordine del giorno, giacché, se lo fosse, avrebbe i problemi afgani moltiplicati per dieci. Su quel confine, infatti, è in corso una guerra. Hezbollah, grazie agli appoggi, ai finanziamenti ed alle armi di Iran e Siria, non manda fanatici suicidi, ma lancia missili. Israele risponde, chiarendo di non accettare minacce per interposto ostaggio libanese. Se si schierasse una forza d’interposizione dovrebbe garantire essa la sicurezza di Israele, e dato che i missili non si lanciano con la fionda ciò significherebbe occupare parte consistente del territorio libanese. A me sta bene, ma è l’esatto contrario di quel che Prodi e D’Alema dicono di volere, in ogni caso significa mandare i nostri militari in guerra. In una guerra giusta, ma pur sempre guerra.

A meno che non si voglia usare la forza militare per impedire ad Israele di reagire, richiamando uno Stato al rispetto delle decisioni Onu, ma non potendo farle valere nei confronti di una fazione criminale. Se così ragionassero, i due, strizzerebbero l’occhio solo ad iraniani e siriani, sapendo per certo che una simile boiata non passerà mai a causa del sicuro veto del mondo democratico. Una misera furbata che c’espone al pubblico ludibrio. Avessero a cuore la causa del popolo palestinese coglierebbero, oggi, l’occasione per ricordare che non esiste pace senza sicurezza e libertà, aprirebbero un filo diretto con Abu Mazen, non con Ahmadinejad. Ma forse sbaglio, forse si limitano a vivere alla giornata.

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