Politica

Serve Draghi

Mario Draghi è l’uomo giusto. Un governo da lui presieduto potrebbe far cose ad altri precluse. Se ne dà per scontata l’impossibilità, visto l’impegno alla presidenza della Banca centrale europea, ma credo che la cosa dovrebbe essere ponderata (anche da lui), in modo profondo.

Il governo Draghi non potrebbe non avere il voto favorevole del Pd e del Pdl, con ciò stesso assicurandosi la maggioranza parlamentare. Egli conosce bene la macchina amministrativa italiana e i conti dello Stato. Questo gli consentirebbe di prendere provvedimenti immediati sul fronte dei tagli alla spesa pubblica. Niente commissioni, tavoli, mediazioni: tagli. Conosce i mercati e sa che non solo l’Italia, ma l’Europa tutta ha bisogno di politiche orientate alla ripresa. I tagli effettuati gli consentirebbero di metterle in cantiere. Nel suo governo avrebbe cura di portare personale politico competente (esiste), il che, assieme alla sua estraneità a quale che sia contesa elettorale, aprirebbe la strada a decreti altrimenti avventurosi. Anche in materia istituzionale ed elettorale. E’ una tesi forte, me ne rendo conto, ma chi la liquida come oscena non si rende conto di quali pericoli stia correndo l’Italia.

Il ruolo che ricopre e le scelte compiute alla Bce sono altrettante garanzie offerte agli altri membri dell’Unione monetaria e ai mercati. Garanzie non discutibili.

L’obiezione è: ma chi glielo farebbe fare, posto che alla Bce ha un ruolo di prima grandezza, mentre in Italia nessuno potrebbe garantirgli una lunga durata? La risposta è: alla Bce può fare molto e assolve una funzione che lo gratifica, ma è in Italia che può lasciare un segno nella storia. Qui può essere l’ostetrico di una nuova Repubblica. Senza contare che è da qui che può rendere il migliore servizio all’euro, dimostrando che la moneta unica può non essere un cappio, ma un ancoraggio di sicurezza. Infine, solo a chi ha avuto il suo ruolo può essere consentita l’altrimenti inaccettabile cessione asimmetrica di sovranità.

Il tempo del suo governo non sarebbe lungo, ma sarebbe pieno e pesante. In quel tempo il Pd dovrà affrancarsi dal gruppo dirigente che fu comunista, mentre il Pdl dovrà camminare senza l’assistenza del suo fondatore. L’alternativa che hanno consiste nella fine ingloriosa e inutile. In quel tempo si potrebbero chiudere le piaghe rese infette dagli squilibri istituzionali, ivi compresa la non più sostenibile decadenza della giustizia ad arma tribale.

La cosa più probabile è che non accada. La più utile è l’opposto.

Pubblicato da Libero

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