Politica

Sfiduciante

giacalone decreto omnibus

Il decreto Omnibus è lo zio smilzo del decreto Milleproroghe. Una famiglia allargata e variopinta, inutile a ottenere nulla di serio. Il governo ha messo la fiducia su un testo che contrasta con rinnovato vigore la pirateria televisiva – l’avete già sentita? Esatto – e che promuove il sostegno della filiera suinicola, probabilmente anche perché l’esempio del maiale è istruttivo nel non buttarsi via niente. Comprensibile che si senta il bisogno di rifinanziare il “bonus psicologo”. E lasciamo perdere che si disse di volere chiudere per sempre la stagione dei bonus.

La fiducia è stata votata dal Senato martedì e il decreto dev’essere convertito entro il giorno 8. Era stata posta, la fiducia, su un testo che non è quello originario ma il frutto degli emendamenti votati in Commissione e portato in Aula senza che lì potesse essere discusso. Peggiore sorte tocca alla Camera dei Deputati, che non avrà il tempo di discuterlo neanche in Commissione e comunque non potrà emendarlo. Se lo facesse la decadenza sarebbe certa. In un solo decreto, quindi, si sommano tanti vizi e guasti della vita istituzionale.

Fra le cose che sono state aggiunte c’è anche un ennesimo condono, che dei vizi è il monumento. Un condono per il passato cui si può accedere per poi giovarsi di una facilitazione fiscale per il futuro, ma non aperto a tutti, bensì solo a un determinato tipo di contribuenti. Non facciamola difficile (scusandoci con fiscalisti e commercialisti): agli autonomi, alle partite Iva (come me) è offerta la possibilità di un “concordato fiscale”: assicurami che nei prossimi anni pagherai quanto stai pagando adesso e il fisco non verrà a guardare i tuoi conti. Se non si ha nulla da nascondere è evidente che si accede all’invito se si pensa di potere almeno sperare di far crescere il reddito e risparmiare sulle imposte. Quindi è già uno sconto con rassicurazione. Ma si può accedere soltanto se si è fiscalmente affidabili, da qui il condono: se non siete affidabili rendetevi tali, pagando quel che non pagaste senza alcuna penalità. Vale a dire che chi ha pagato tutto nei tempi stabiliti è un fesso (come me), mentre chi può farlo con anni di ritardo e senza sborsare un tallero in più è un furbo. Il fisco incassa i pochi, maledetti e subito, ma consegna anche un messaggio devastante: quel che ci dovrete in futuro potrete anche non pagarlo, tanto s’aggiusta al prossimo bisogno di quattrini. Cioè di continuo.

Il governo espose le sue intenzioni fiscali fin dall’inizio: entro la fine della legislatura trasformeremo completamente il sistema fiscale e vareremo una sola aliquota uguale per tutti, la flat tax. Qui scrivemmo che quel risultato non sarà mai raggiunto e che chiamare “tassa piatta” una serie di aliquote specifiche per determinate categorie di redditieri o tipologie di reddito è una presa in giro. Ne rimango convinto, ma va anche osservato che, cammin facendo, si è andati in direzione opposta, riducendo il numero delle aliquote ma anche moltiplicando quelle particolari. L’attuale condono rientra in quel percorso inverso.

Anche questa maggioranza, come tutti, aveva promesso un calo della pressione fiscale, che adesso è al 41,5% del Prodotto interno lordo (in media, perché per chi paga veramente è più alta) e sarà al 42,8% l’anno prossimo. Non propriamente un calo. Aveva assicurato che sarebbero state cancellate tutte le accise sui carburanti e invece aumentano quelle sul diesel. La colpa non è soltanto di chi fa promesse impossibili, ma anche di chi ci crede.

Più che a un decreto Omnibus si assiste quindi a una specie di politica omnibus, nella quale si pensa di potere fare convivere tutto e il contrario di tutto. Un caravanserraglio vociante di annunci e affollato di perdoni, suprema beffa per quanti – per vocazione o costrizione – hanno pagato il biglietto per salire a bordo.

Resterebbe da osservare che, ove vi fosse, un’opposizione inchioderebbe il governo a queste contraddizioni. Ma per una riflessione sulle sedute spiritiche rimandiamo ad altra notte.

Davide Giacalone, La Ragione 3 ottobre 2024

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