Politica

Sicilia morente

Quella cui state assistendo non è la fine di un mondo politico siciliano, che già è finito, dopo lungo sfinimento. Non è neanche l’epilogo dell’antimafia parolaia e straparlante, perché quella fine è già alle nostre spalle, meticolosamente costruita da una società civile la cui inciviltà si vide nei capetti anti pizzo che chiedono il pizzo, o negli eroi retorici che denunciano le connivenze altrui, continuando a coltivare le proprie. Quella società civile che annualmente sfilava in memoria di Falcone e Borsellino, a braccetto con quanti li resero sconfitti, prima che altri li rendessero morti. Neanche è la fine di un governo di sinistra, eletto dopo il cosciente suicidio della destra, perché quel governo è a sua volta strafinito sotto il peso di un cangiante plotone d’assessori, che cominciarono canterini, proseguirono ballerini e giunsero a esibirsi nel nulla. Quello che si sbriciola, scivolando in rivoli di fango, è il rudere dell’autonomismo e della specialità. In una Sicilia così conciata, da anni in bancarotta, non si saprebbe neanche su che e perché votare. La sola cosa da farsi è commissariare.

Tutto questo capita per una conversazione intercettata, nella quale s’imputa a Rosario Crocetta quel che in tanti altri casi sarebbe auspicabile: il silenzio? Ma no, suvvia, non tutti gli italiani saranno menti fini come i siciliani che si credono intelligenti, ma neanche sono per questo fessi con il botto. Quella conversazione, come che sia, sarebbe la sola cosa che porterebbe, perversamente e contro natura, a guardare con solidale commiserazione verso Crocetta. Se esiste e se si trova in un fascicolo riservato, è segno che accanto a quella intercettazione si trova un magistrato che sta giocando una partita politica, propalando quel che altri riservarono agli uffici. Se non esiste, è segno che sta succedendo la stessa cosa, solo che il magistrato soffiante è astuto al punto d’avere bidonato la stampa, rea di goduria nell’essere soffiata. In ambo i casi la guerra in corso supera la statura del piangente presidente, cui di tante cose si può far colpa, vera o presunta, ma non di grandi disegni. Criminali o meno che siano.

Il fatto è che se Crocetta va a chiedere un voto dell’Assemblea Regionale, in quel palazzo che fu dei Normanni ed è degli sciamannati, quelli glielo danno. Perché se Rosario va a lacrimare in un cantuccio a loro tocca perdere il posto, spalancandosi innanzi alla gran parte di loro il pieno vuoto della vita pregressa. Commissariare, però, dicono che non si può. Non è previsto dallo Statuto speciale. Se è per questo non si può neanche autosospendersi e delegare, eppure lo fece. Ma non si potrebbe perché quello è Parlamento, non sottoposto all’autorità nazionale. Non credo sia più così: con la (pessima) riforma del titolo quinto della Costituzione, voluto da quella sinistra che governa la Sicilia, l’autonomismo e la specialità escono dal diritto ed entrano al museo. Inoltre la bancarotta è motivo sufficiente, a meno che non abbiano il colpo di genio di far fare a Varufakis il trentottesimo assessore a tempo determinato. E poi, scusate, chi dovrebbe eccepire? Una sinistra che non vede l’ora di liberarsi di Crocetta, come ciarlando dimostrò? Quella sinistra che correrebbe alle elezioni, se solo non sapesse di perderle? O la destra che non tocca palla perché perse non solo idee, ma anche la pelle? Chi dovrebbe insorgere, gli ortotteri pentastelluti? Ma sarebbe il loro trionfo: dimostrare che era tutto uno schifo, senza doversi cimentare nel fare a propria volta cilecca. Gli assessori in carica e il presidente scarico, loro sì, è ragionevole che s’inalberino e strillino. Ma fatemela vedere, questa scena. E subito dopo che siano adeguatamente protetti. Non dalla mafia, naturalmente. Che, del resto, per quanto disonorata società, non si può certo rassegnare ad essere eterna motivazione per far fare carriera alle nullità.

Da siculo ribollo di rabbia. Vedo lutti sfruttati e poi sfrattati. Cordogli strazianti per come dimenticarono in fretta, per come s’acconciarono al fianco di quelli che i defunti non avrebbero accostato. Sicilia pirandelliana? Ma quando mai! Sicilia morente d’inutilmente viventi.

Davide Giacalone

www.davidegiacalone.it

@DavideGiac

Pubblicato da Libero

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