Ci vuole arroganza cieca per supporre di poter far passare una legge che consenta agli autisti dei politici e della razza lottizzata di fare marameo al codice della strada. I senatori che hanno approvato una simile roba hanno smarrito il senso dell’orrore, dimostrando impareggiabile insensibilità.
Il senatore Cosimo Gallo (Pdl), ideatore del geniale emendamento, suppone anche d’essere nel giusto, giacché tende a difendere i poveri autisti dalle conseguenze delle pressioni che subiscono. Loro stanno al volante e perdono i punti della patente, argomenta, mentre la colpa è dei politici, che mettono fretta, che chiedono di correre, magari perché “l’aereo è arrivato in ritardo e c’è un appuntamento importante”. Forse il signor senatore ha difficoltà a capirlo, ma anche il mio aereo, talora, arriva in ritardo, anche ai normali cittadini capita di avere fretta, ma, se non esistono cause di forza maggiore, ciò non li esonera dal rispetto delle norme. La soluzione ideata dal senatore, appoggiata dal governo e votata a maggioranza non solo non risolve un bel niente, ma è uno schiaffo alla decenza: dotiamo gli autisti di due patenti, e quella che serve per scarrozzare i cacicchi non perde punti.
Capisco il problema, ma propongo una soluzione diversa: togliamo le auto di servizio. Primo, perché sono troppe. Secondo, perché sono un privilegio odioso e per miseri (lo sceicco, a Dubai, guida da solo). Terzo, perché costa meno il taxi. Lasciamo le auto pubbliche solo ai soggetti che devono essere protetti. Anche in questo modo ci saranno degli abusi, ma sarà difficile arrivare alle attuali 650mila, senza considerarci zona di guerra. E’ troppo, dobbiamo per forza tenerci lo spettacolo da sottosviluppati che considerano l’auto blu come un ornamento del potere, ci costringete a ragionare nella logica del senatore Gallo? Allora ho un’altra soluzione: scrivano nella legge che i punti si tolgono non a chi guida, ma a chi è trasportato dalle auto pubbliche. Così, oltre tutto, si propizierebbe un salto di civiltà: non l’eletto o il nominato che incita il lavoratore a violare la legge, ma, al contrario, che gliene impone il rispetto.
I signori senatori, protagonisti di una così ridicola pagina, dovrebbero essere informati di un fatto: i cittadini vengono multati, con relativa detrazione dei punti dalla patente, non solo quando violano il codice della strada (e se lo meritano), ma anche quando suppongono d’essere ligi. Ci sono strade statali a quattro corsie, dove rispettare il limite di velocità espone al rischio di essere spianati dal tir che ti segue, modello “Duel”. In quelle stesse strade, inoltre, in prossimità di un’uscita, piazzano prima un cartello con il limite di 40 chilometri orari e, subito dopo, un autovelox. Siccome non riesci a rallentare neanche se metti la marcia indietro, becchi la multa. Nel frattempo, su quella stessa strada, debordando sulla corsia opposta e fregandosene della striscia continua, ti supera un’auto con il lampeggiante, sfrecciando per riportare il politicuzzo dal mare alla città. Hanno idea di quale sia la conseguenza? Maledizioni a tutta intera la genia degli eletti. Meritate per chi ne approfitta, ma, fino alla settimana scorsa, indebite per gli altri. Ora, invece, si può imprecare senza distinzioni, contro la maggioranza dei senatori. Una bella soddisfazione.
Mi rendo conto, adesso, di cadere in un tono deamicisiano, ma lo sanno, i signori senatori, qual è la regola dell’etica pubblica? Tutti, senza distinzione, siamo tenuti a rispettare la legge, ma chi ha funzioni pubbliche è tenuto non solo a particolare scrupolo, ma anche ad una condotta inappuntabile. Le auto ministeriali dovrebbero essere le più rispettose del codice, non le più libere di folleggiare. E hanno idea di quale sia il sintomo del rincitrullimento morale e della decadenza inarrestabile? Consiste nel credere che essere stati eletti o nominati non imponga un servizio per gli altri, ma autorizzi privilegi per sé stessi.
Scrivo queste cose con un certo disagio, perché non mi piacciono le tirate qualunquistiche e detesto solleticare i peggiori istinti contro quella che dovrebbe essere la classe dirigente. Non mi sono mai piaciute le pur giuste battaglie contro le auto blu, considerando altri i problemi importanti. Solo che, adesso, sono diventati troppo numerosi quelli che confondono il seggio con il sedile di dietro, fino a volere legiferare contro il buon senso e la buona creanza. Pertanto è bene che qualcuno lo dica loro a brutto muso: signori, si scende.