Politica

Sinistra senza coraggio

La sinistra ha perso le elezioni, si trova all’opposizione e non vi sono scadenze elettorali imminenti che giustifichino un’esasperata ricerca dell’unità della coalizione.

Spiace che, in queste condizioni, i dirigenti della sinistra non si rendano conto che il bene primario da tutelare è una politica estera seria e spendibile, capace di propiziare un non lontanissimo ritorno al governo. Essi, invece, si attardano in una del tutto inutile e non interessante trattativa interna all’Ulivo, al fine di scongiurare una per niente drammatica rottura.

Insomma, non c’è nessuno che abbia sale in zucca che dubiti della necessità tanto di combattere, con le armi, il terrorismo osamita, quanto di farlo al fianco delle democrazie occidentali, già impegnate nella guerra. Intendiamoci, le tentazioni neutraliste, mediterranee, arabiste, antiamericane ed antiisraeliane attraversano la storia dell’Italia politica, sono presenti in entrambe gli schieramenti, sono il residuato d’ideologie già battute nel secolo scorso. Non solo la sinistra, dunque, deve fare i conti con quest’insidiosa e nefanda presenza. Ma mentre la destra governa e porta l’Italia esattamente dove è giusto che essa si trovi la sinistra ha l’occasione di portare allo scoperto queste piaghe e di curarle battendone la forza attrattiva. Queste sono le cose che si fanno quando ci si trova all’opposizione, questo è il motivo per il quale, in democrazia, l’opposizione rigenera le future forze di governo.

Coprendo il dissidio, ciancicando di mozioni incrociate od altri mezzucci di tal fatta, la sinistra perde ancora un’occasione per candidarsi ad essere quel di cui l’Italia ha bisogno: una forza di governo.

Rompano gli indugi e rompano la falsa unità, ne trarranno un sicuro vantaggio. Seguano le furbizie miserucce di un D’Alema senza più linea né prospettiva, e scopriranno di essere impegnati nell’unica battaglia che oggi sembra rianimare le anime morte di una politica che fu: la capitaneria degli sconfitti.

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