Politica

Slogan e sostanza

Le parole, spesso, raccontano inconsapevolmente la sostanza e quelle dei ds sono istruttive. Gli slogan politici servono a riassumere un’idea, dare una suggestione, catturare l’attenzione. Una volta si lasciava che a produrli fosse il fiuto del leader, adesso ci sono esperti di marketing politico, di comunicazione, di grafica, la squadra al completo del mercato pubblicitario.

Ma il prodotto risente di quel che il committente, in questo caso il partito politico, pensa di se stesso. Ho visto i manifesti per il tesseramento dei ds, gente serena in posa bucolica sovrastata da una parola d’ordine che è un programma: “costruiamo una nuova storia”. L’hanno pensata, prodotta, pagata ed affissa, magari senza accorgersi quanto riveli del loro problema: la storia.

La storia sta alle nostre spalle, è quel che siamo stati, non è facile costruirsene una nuova, semmai si tratta di farci i conti. E sono proprio quelli che la sinistra comunista non ha voluto e non vuole fare. Non si tratta di rimestare nel comunismo teorico, e nemmeno in quello sovietico, di cui accettarono soldi e sostegno fino all’ultimo, bensì di esaminare criticamente proprio la loro condotta, quella dei loro dirigenti, che sono sempre le stesse persone. Fassino ha detto cose significative, che ho sempre ripreso con attenzione e rispetto, ma perché siano anche coraggiose ed utili occorre che siano calate nella realtà italiana, riconoscendo che la lunga, dura, spietata battaglia condotta dai comunisti italiani contro le forze della sinistra democratica, occidentale e riformista è la prima causa di una oggi poco diffusa cultura di governo, del perdurante ricatto dell’ala massimalista. Il problema non sono quanti oggi ancora si chiamano comunisti, ma il fatto che essi parlano usando le parole e la logica da sempre proprie di quanti erano comunisti ed oggi si dicono cosa diversa. Il problema non sono le minoranze riottose, ma le maggioranze omertose. E senza regolare i conti con quel passato la sinistra sarà sempre da questo ghermita, impossibilitata a liberarsene. Per costruire il futuro, occorre digerire, non costruire la storia.

Poi leggo lo slogan del prossimo congresso ds e resto divertito davanti a quel “io ci credo”. A cosa? Anche ieri ci credevano, e sbagliavano, come sanno ma non ammettono.

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