Politica

Soldi in famiglia

Le famiglie italiane hanno problemi seri, ma di soldi. Sia detto con franchezza: non mi convincono le piazze affollate da divorziati che inneggiano al sacro valore della famiglia, né mi convincono quelle dove si vuol far credere che in Italia vi siano problemi per gli omosessuali o per la loro scelta di convivenza.

Il divorzio è una scelta dolorosa, ma socialmente digerita. Gli omosessuali, come tutti gli altri, sono liberi di far quel che gli pare. E’ comprensibile che il pontefice richiami alla castità e condanni la convivenza, ma non per questo i giovani (ed i non giovani) rinunciano ai piaceri del sesso ed alle prove di vita assieme. No, proprio non sono questi i problemi.
Ho sostenuto che, con il nostro sistema pensionistico, i figli devono mantenere i nonni ed anche i padri. Chi va in pensione troppo presto, ed avendo lavorato troppo poco, sottrae ricchezza a chi, giovane, lavora. Se vogliamo metterla in parole che abbiano a che vedere con la famiglia: la ricchezza è sottratta a chi avrebbe voglia e diritto di farne una nuova, e trasferita a chi pensa a godersi il tempo proprio. Poi non ci si stupisca se la natalità scende.
Mi è stato fatto osservare che le cose non stanno proprio così, che, in realtà, le pensioni dei nonni e dei padri contribuiscono a finanziare la vita di figli che hanno lavori saltuari. E’ vero, lo so, ma questa è un’aggravante. Non dubito della ragionevole generosità di molti nonni e molti padri, ma è il pazzesco squilibrio nella destinazione della spesa pubblica che marca i confini dell’egoismo generazionale. I giovani dovrebbero potere vivere del proprio, ed è un insensato spreco togliere i soldi al loro lavoro per darli ad un pensionato, che poi, per parentale benevolenza, allungherà un assegno mensile. Anziché concentrarsi nella difesa dei presunti diritti degli odierni cinquantaseienni, si dovrebbe dire con chiarezza che non solo sessanta, ma anche sessantadue anni sono troppo pochi per andare a riscuotere una rendita, e che non è giusto caricarne il peso sulle spalle di chi la pensione neanche l’avrà.
Riequilibrare pesi e benefici, quindi diritti e doveri, è non solo un obbligo di giustizia sociale e di mercato, ma anche un modo per ridare alla famiglia il ruolo che le spetta. Non un ammortizzatore sociale, ma una scelta libera e possibile.

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