Politica

Spaesamento

Spaesamento, misto a sentori d’inutilità e ripetitività. E’ quel che si coglie seguendo l’incedere arabesco delle cose italiane. Abbiamo una tassazione elevatissima ed un numero scandaloso di tributi ed adempimenti. Pagare le tasse non è bello proprio per niente, perché molti dei miei soldi saranno spesi male, recando beneficio più ai protetti che ai bisognosi, ma oltre ad essere brutto è pure doloroso, perché per farlo sono costretto a perdere un sacco di tempo, sottratto alla produzione od al benessere. Noi, però, discutiamo animatamente su a chi intestare il fisco ed a chi dare il potere di levarmi una quota inaccettabile di quel che guadagno. Giocherelliamo con le definizioni, avendo già chiarito Shakespeare che non è il nome a dar profumo alla rosa, né sarà il federalismo a dar piacere nell’impoverirsi.
L’Ocse ci dice che laureiamo meno gente che in Cile. E’ un giudizio quantitativo. Una multinazionale che cerca ingegneri a Torino non ne trova che parlino l’inglese. Pochi, quindi, e mal preparati. Paghiamo poco gli insegnanti, perché ne paghiamo una marea. Quindi abbiamo una spesa per l’istruzione fatta tutta di stipendi, riuscendo anche ad affamare chi li percepisce. Spendiamo soldi, insomma, per rendere incapaci i nostri ragazzi.
Misurando la facilità nel creare e far lavorare un’impresa, la Banca Mondiale ci dice che (su 181 Paesi) siamo al 128° posto in quanto a fisco. E vale quanto appena detto. E siamo al 156° per quel che riguarda la giustizia civile, che non è né giusta né civile. Ma da noi si parla della separazione delle carriere, data per ovvia ovunque nel mondo, oppure ci s’accapiglia sul braccialetto elettronico, dimenticando che, giudiziariamente parlando, abbiamo l’anello al naso.
Il mondo ragiona d’energia, da noi gli impianti si fermano al gradino delle autorizzazioni regionali. Quel che è multinazionale altrove, da noi è dialettale, e non si muove. Ma siamo fiduciosi, ed a chi non fa quel che deve cerchiamo di dare nuove e fantastiche competenze. Ti aspetteresti una reazione, per l’evidente pericolo, per l’impoverimento che soffia sul fuoco dell’incattivimento. Invece si parla di Salò, mettendo sullo stesso palco un ministro che sperava nel ritorno del fascismo ed un Presidente che anelava l’avvento del comunismo. E si resta spaesati.

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