Politica

Spompati

spompati giacalone

Troppo facile e troppo inutile starsene all’opposizione dicendo che tutto va male e si deve cambiare, ma farlo stando al governo è acrobazia che finisce in disgrazia. Se la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sembra aver capito la necessità di cambiare linguaggio, diversi componenti del suo governo fanno fatica a interiorizzarlo. O, peggio, a praticarlo.

Fare un Consiglio dei ministri per stabilire che deve essere esposto il prezzo medio nazionale dei carburanti è surreale. Sarebbe stato bastevole non abboccare all’allarme secondo cui quei prezzi erano arrivati molto oltre quella che era, anche in quel momento, la media nazionale. Sarebbe stato sufficiente avvertire gli urlatori che quelli che andavano strillazzando non erano i prezzi alle pompe, ma quelli massimi e in condizioni particolari. Invece hanno fatto quello cui erano abituati prima d’essere alla guida di un governo, unendosi allo scomposto coro: basta, fermiamoli, sia stroncata la speculazione. Poi, riunitisi in Consiglio, hanno constatato che il prezzo era sceso, anziché salito e che la differenza consisteva in una loro decisione, ovvero la reintroduzione delle accise.

Hanno voluto emanare un decreto legge per rimediare urgentemente all’emergenza indotta dai raduni musicali non autorizzati, che già erano reati. Il risultato è stato che il raduno in questione si è sciolto prima dell’entrata in vigore del decreto, che conteneva strafalcioni tali da indurre i redattori stessi a proporne la correzione (di quel che, nel frattempo, era legge), mentre andava in direzione opposta a quella enunciata dal ministro della Giustizia.

Bloccare l’immigrazione è un loro vecchio e collaudato cavallo di battaglia. Legittimo, comunque la si pensi. Pure giusto, se consiste nella volontà di far rispettare le regole. Ma lo caricarono di tanta retorica inutile, ne fecero questione di civiltà, delirarono di “sostituzione etnica”, giunti al governo, anche su questo, hanno subito emanato un decreto legge. Risultato: gli sbarchi sono aumentati enormemente. Non perché il decreto contenga (e li contiene) errori ed illogicità, ma perché il fenomeno manco li legge, quei decreti. Intanto hanno pubblicato anche i decreti flussi, ovvero gli ingressi regolari, che confermano i numeri degli anni e dei governi passati, più o meno equivalenti alla metà di quel che i governi stessi considerano necessario.

Taciamo del Pos e del contante, che a quella inutilissima discussione abbiamo già dedicato troppo tempo e spazio. Mentre ci ostiniamo a non credere che si possa andare a cercarsi rogne d’infrazioni europee per incaponirsi a difendere non le ragioni, ma i torti non di tutti, ma di qualche gestore di stabilimenti balneari.

Va bene, ci si deve ambientare. Eppure molti di loro non sono affatto dei novizi, c’è chi ha fatto più volte il ministro, chi non ha fatto altro che il parlamentare. E siamo alla vigilia di decisioni importanti, cui non si può arrivare spompati. Occorrerà prudenza e capacità di argomentazione per spiegare la prossima decisione di ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, contro la quale l’attuale maggioranza parlamentare disse peste e corna, non azzeccando né le corna né la peste. Non dubito della parlantina, mi va benissimo che sostengano sia una cosa molto diversa da quella che osteggiarono, che le cose sono cambiate grazie a loro, falso ma va bene, però se non la fermano, la straripante parlantina, ad ogni sorgere del sole saranno costretti a una smentita, una retromarcia, una sconfessione. Non giova alla salute.

Gran parte dell’opposizione si sente bruco che non diventerà farfalla, ma gran parte della maggioranza sembra una farfalla che ha la nostalgia del bruco. Si stava così bene a manducare foglie, scalandole a fisarmonica, felici del sentirsi apostrofare con dileggio, così consolidando la propria identità. Che ci facciamo, ora, con queste ali? Tocca impariate a volare, che intanto gli altri si specializzano nel precipitare.

Davide Giacalone, La Ragione 12 gennaio 2023

www.laragione.eu

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